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DALLA TOSCANA UN BRINDISI PARTICOLARE AL PRESIDENTE DEGLI STATES BARACK OBAMA … LA FAMIGLIA MAZZEI ALZA I CALICI IN RICORDO DELL’AVO FILIPPO MAZZEI, TRA I FONDATORI DELLA COSTITUZIONE DEGLI USA E DELLA VITICOLTURA IN VIRGINIA

Mentre negli States si festeggiava l’insediamento del primo presidente americano di colore, a Fonterutoli, nel cuore del Chianti Classico, si sono innalzati i calici in onore non solo di Obama ma anche di un avo particolare: Filippo Mazzei. A questo agronomo e venditore di vino nato nel 1730 si deve un brindisi particolare: “All men are created equal”, il fondamento programmatico della dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776, dopo 43 presidenti bianchi finalmente si è concretizzato nella più alta figura istituzionale americana.

La frase della famosa dottrina dell’uguaglianza degli uomini è legata al nome di Thomas Jefferson, ma in realtà è da accreditare al nostro Filippo Mazzei, che aveva pubblicato due anni prima un articolo sulla “Virginia Gazette” scrivendo più o meno le stesse parole. Non si trattò di un plagio, l’amicizia tra Mazzei e Jefferson era ben solida ed era stata costruita sul comune interesse per la viticoltura. La coltivazione di viti è una bella storia che illustra il nesso tra il Nuovo Mondo e la vecchia Europa.

Mazzei ebbe una vita davvero dalle mille facce: chirurgo in Toscana, commerciante a Smirne, agricoltore in Italia e negli Stati Uniti, politico, soldato e ambasciatore, verso il 1770 si trovava a Londra dove vendeva prodotti agricoli italiani e tentava la fortuna nella coltivazione di vitigni italiani e di agrumi. E fu proprio allora che fece la conoscenza dei primi “Americani”, tra loro il futuro presidente John Adam e Benjamin Franklin, rappresentante degli interessi delle colonie nella madre patria inglese. Franklin convinse quest’uomo della Toscana e simpatizzante del movimento di indipendenza a proseguire presto i suoi esperimenti d’agronomia in Virginia. Tre anni più tardi Mazzei fece sul serio e salpò portando con sé barbatelle, innesti e d anche la sua futura moglie, attraversando l’Atlantico. Entusiasmatosi per la battaglia d’indipendenza della sua nuova patria iniziò a scrivere accesi articoli per la “Virginia Gazette”. Nel 1783, a vittoria raggiunta, Mazzei rientrò in Virginia e due anni dopo partì di nuovo, questa volta verso l’Europa. Qui scrisse in quattro tomi la storia della rivoluzione americana e continuò a impegnarsi per il suo ideale di uguaglianza e libertà degli uomini. Divenne un eroe anche per David, il grande pittore della rivoluzione francese che, nel 1790, lo onorò con un ritratto ancor oggi esposto al Louvre.

Jefferson aveva definito Mazzei “un carattere irreprensibile: onesto, dotato, animato da sani principi morali e politici, un amico fidato, e scrupoloso in tutto quello che faceva. In questo paese era molto ben visto”. Ben visto anche molti decenni dopo: nel 1941, nel 125esimo anniversario della morte di Filippo Mazzei, Franklin D. Roosvelt commemorò il suo contributo alla dichiarazione di indipendenza. John F. Kennedy lo ricordò nel suo libro “Una nazione di immigrati”, e le Poste americane gli dedicarono nel 1980, nella ricorrenza del suo 250esimo anno di nascita, un francobollo particolare come “Patriot Remembered”.

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