Basta con il bismetiltiometano, molecola derivata dal petrolio, messo in abbondanza nei preparati cosiddetti “tartufati” in vendita nei negozi e nei supermercati, una pratica del tutto legale ma, come sostengono i tartufai, colpevole di falsare i gusti dei consumatori. L’appello arriva da San Giovanni d’Asso, cuore del territorio del Tartufo Bianco delle Crete Senesi, che ha ospitato una tavola rotonda con le studiose dell’Università di Siena Elena Salerni (micologa) e Lia Millucci (chimica), che hanno spiegato come il bouquet del tartufo bianco sia composto da centinaia di aromi naturali diversi, mentre il bismetiltiometano ne riproduce soltanto uno.
“Usando solo quello in modo massivo - ha detto Lia Millucci - diamo un’informazione errata ai nostri recettori olfattivi, così tanto bismetiltiometano li satura e impedisce poi al consumatore di apprezzare in pieno la complessità aromatica del tartufo bianco”. Una posizione, quella contro la chimica, pronta a farsi proposta strutturata, partendo dalla Regione Toscana per arrivare, con l’appoggio della Confconsumatori, ad un vero e proprio iter legislativo, che il mondo del tartufo sta comunque portando avanti, come raccontano i disegni di legge dedicati alla filiera presentati dai senatori Francesco Mollame (M5S), Mino Taricco (PD) e Giorgio Maria Bargesio (Lega).
Presente anche Cecilia Bacci, giornalista di Report, il format d’inchiesta di Rai 3 che a questo problema ha dedicato un ampio servizio mettendo a nudo tutte le contraddizioni legate all’uso di bismetiltiometano, dichiarato in etichetta solo sotto la voce “aromi” senza una sua esplicitazione, in prodotti definiti in etichetta ‘tartufati’ o ‘al tartufo’. La giornalista non ha fatto mistero della tante porte chiuse che ha trovato fra le aziende chimiche quando è andata chiedere come veniva prodotto ed in quali quantità era usato normalmente l’aroma sintetico.
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