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TRATTATIVE DIPLOMATICHE

Dazi, Ue ed Usa prendono tempo fino a metà aprile. Ma la tensione nel wine business resta alta

La Us Wine Trade Alliance: “il rinvio è una buona notizia, ma l’Ue sembra sottovalutare gli Usa. Ma i dazi sul vino danneggiano gli americani”
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Dazi, Ue ed Usa prendono tempo per trattare. Ma la tensione nel wine business resta alta

I dazi Usa al 200% su vini e Champagne di Francia e d’Europa minacciati da Trump, se l’Europa introducesse davvero contromisure sui dazi americani al 25% su acciaio e alluminio Ue, ancora, sono solo parole, anche se già stanno causando non pochi problemi sul mercato Usa, fondamentale, con gli importatori americani che stanno fermando le spedizioni per evitare il rischio di vedersi arrivare bottiglie che, se al momento dello sdoganamento fossero colpite dai dazi, diventerebbero carissime e difficili, se non impossibili, da collocare sul mercato. In questi giorni, mentre il settore è ovviamente in fibrillazione (come emerso anche ieri nella preview Vinitaly 2025 a Bruxelles), in molti, come fatto dal presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas, a WineNews, o dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in più occasioni, predicano prudenza, ricordando che i dazi, di fatto, se non quelli su acciaio e alluminio, non ci sono, e che la diplomazia è al lavoro per scongiurare una guerra commerciale che farebbe danno a tutti. E, intanto, un primo piccolissimo, seppur significativo, risultato, è che l’Unione Europea ha preso tempo, rinviando di un paio di settimane l’entrata in vigore, rispetto al 2 aprile previsto inizialmente, dei dazi ritorsivi sui prodotti Usa (incluso nella lista - che ad oggi è la stessa utilizzata nel 2000 per la disputata Boeing-Airbus - il whiskey americano , “casus belli” per il quale Trump ha minacciato i dazi su vini e alcolici europei, ndr), previsti dai primi di aprile, come annunciato ieri dal Commissario Europeo per il Commercio, Maroš Šefčovic.
Una mossa, ovviamente, per prendere tempo e dare modo alla diplomazia di lavorare, anche in base a quello che faranno veramente gli Usa, in difficoltà su alcuni aspetti come quello non trascurabile della crisi delle uova per cui hanno chiesto (per ora con scarso successo) spedizioni straordinarie ad alcuni Paesi Ue, e che già con Messico e Canada, dopo annunci roboanti e contromisure prese dai Paesi colpiti, hanno fatto una marcia indietro quasi sempre al ribasso. Un rinvio per dare modo di negoziare con meno frenesia, dunque, da prendere comunque con le molle, come sempre in questi casi, come commenta anche la stessa Us Wine Trade Alliance, che pochi giorni fa ha caldamente consigliato agli importatori di fermare tutte le spedizioni dall’Unione Europea, in attesa di capire cosa succederà. “Questa mattina (ieri, ndr), l’Unione Europea ha annunciato un rinvio delle tariffe di ritorsione su bourbon, whisky e altri prodotti provenienti dagli Stati Uniti fino al 13 aprile. Abbiamo appena avuto confera conferma che la risposta degli Stati Uniti - comprese le tariffe di ritorsione sul vino e altri alcolici provenienti dall’Ue - sarà ora rinviata al 14 aprile. Questo è un buon primo passo per abbassare la temperatura e, si spera, dare agli Stati Uniti e all’Ue il tempo di giungere a una soluzione negoziata sulla questione di fondo. Anche se certamente accogliamo con favore la notizia, l’attuale stato di “purgatorio” nel settore è ancora tremendamente dannoso per le aziende di tutti gli Stati Uniti”, spiega l’associazione guidata da Ben Aneff. Che aggiunge: “attualmente, l’Ue sembra sottovalutare la volontà degli Stati Uniti di rispondere con forza a qualsiasi tentativo dell’Ue di vendicarsi contro i dazi sull’acciaio e sull’alluminio. Ci aspettiamo che gli Stati Uniti impongano all’Ue tariffe a un valore doppio rispetto a qualsiasi ritorsione alle tariffe sull’acciaio, ma ovviamente stiamo esortando l’amministrazione a garantire che tali tariffe siano ponderate per tenere i danni lontani dalle imprese statunitensi e limitare i danni per l’Ue.
Come sappiamo, i dazi sul vino danneggiano significativamente di più le imprese statunitensi, rendendole inutilmente dannose per gli interessi americani ed una scarsa leva per influenzare il cambiamento delle politiche. L’industria del vino può essere un modello per il commercio equo e solidale che gli Stati Uniti desiderano, a beneficio delle imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico e sostenendo centinaia di migliaia di posti di lavoro americani. Mentre speriamo che gli Stati Uniti e l’Ue siano in grado di risolvere le questioni di fondo, in caso di controversia, i dazi di ritorsione dovrebbero essere limitati ai prodotti che avvantaggiano principalmente le aziende dell’Ue. I dazi sul vino sono un male per l’America. So che questa è stata una settimana stressante, per tutti noi. Speriamo di avere presto altre notizie e continuiamo a lavorare ogni giorno per raccontare la storia della nostra straordinaria industria ai responsabili politici di Washington. Grazie per il vostro aiuto e supporto”, si chiude la lettera. Che commenta un altro capitolo di una vicenda, quella dei dazi, in cui niente ancora è scritto, che non piace a nessuno, neanche nel business del vino americano, come abbiamo scritto qui, e di cui tutti vogliono vedere quanto prima la fine.

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TAG: DAZI, TRUMP, UE, USA, vino

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