Di fronte all’omertà e “nel generale disincanto e disorientamento e nella pericolosa tendenza alla “diserzione” dalle forme di partecipazione” è importante “mettere in luce l’esistenza di un’Italia che non si arrende”: così Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Libera Terra, oggi a Foggia, nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, dove dietro lo striscione “Liberi Tutti, Diritti e saperi contro mafie e disuguaglianze” sfilano migliaia di persone, moltissimi studenti, tantissimi agricoltori, ma anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, il reggente del Pd, Maurizio Martina; il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro e la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, mentre ci sono 4.000 iniziative in tutta Italia, ma anche, in Europa e America Latina.
All’edizione n. 23 questa Giornata è riconosciuta per legge ogni 21 marzo e si tenne la prima volta nel 1996 per iniziativa di Libera e Avviso Pubblico, che quest’anno ha scelto Foggia, ha spiegato Don Ciotti, per leggere gli oltre 970 nomi delle vittime delle mafie ed ascoltare le testimonianze dei famigliari, “nel segno di una memoria che non vuole essere celebrazione ma impegno per il cambiamento”, e per “denunciare la potenza e la ferocia di una mafia emergente ma colpevolmente sottovalutata, responsabile in questi anni di tanti omicidi il più delle volte impuniti a carico anche di innocenti”, intitolandola “Terra, solchi di verità e giustizia” per incoraggiare “una Puglia che resiste fatta di gente perbene che nelle associazioni, nelle cooperative, nelle realtà laiche e religiose, o anche semplicemente assumendosi le proprie responsabilità di cittadino, s’impegna per il bene della sua terra e dell’intero Paese”.
Per il fondatore di Libera, affinché l’impegno contro le mafie sia quotidiano, “è necessario scrivere nelle nostre coscienze tre parole. La prima - ha detto - è continuità, la seconda è la condivisione perché è il noi che vince, la terza è la corresponsabilità, cioè il chiedere alle istituzioni che facciano la loro parte, e se non la fanno dobbiamo essere una spina per chiedere conto. Il cambiamento - ha rilevato - ha bisogno di tutti. Noi lo chiediamo alla politica, alle istituzioni, ma dobbiamo chiederlo anche a noi come cittadini: abbiamo bisogno di cittadini responsabili non di cittadini a intermittenza a seconda delle emozioni e dei momenti”.
“Abbiamo bisogno di una memoria viva, una memoria che si traduca in impegno e in responsabilità - ha concluso Don Ciotti - accanto a chi muore fuori non possiamo dimenticare coloro che muoiono dentro. Sta a noi non lasciarli soli, perché non diventino vittime a loro volta della nostra indifferenza e rassegnazione. Il nostro Paese è in emergenza civiltà, è necessario un impegno collettivo per uscire dall’io e organizzare il noi”.
“Vogliamo dare il nostro contributo per costruire un modello di sviluppo alternativo alla logica del sopruso e del ricatto - ha spiegato la presidente della Ong AseS-Cia-Agricoltori italiani, Cinzia Pagni, intervenendo a Foggia - ricordare che l’agricoltura può rappresentare un’opportunità per un futuro di dignità e di rispetto. In questi anni le terre confiscate alle mafie sono tornate, con le cooperative di Libera Terra a cui Cia dà un sostegno tecnico dal 2001, a produrre frutti e sapori per la collettività. Con un doppio risultato: contribuire a combattere la malavita organizzata e offrire nuove occasioni di lavoro, soprattutto ai giovani, in aree come il Sud dove la disoccupazione tocca punte altissime”.
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