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DICHIARARE LO STATO DI CRISI PER IL SETTORE OVICAPRINO: IN SARDEGNA I PASTORI ITALIANI E LA CIA-CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI CHIEDONO SUBITO UN PIANO DI RILANCIO E MISURE DI SOSTEGNO ALLE AZIENDE. FOCUS: I NUMERI DEL SETTORE

Stato di crisi del settore attraverso un’ azione congiunta di Regioni e Governo per il riconoscimento e l’approvazione da parte dell’Ue; costituzione di un Tavolo nazionale permanente presso il Ministero delle Politiche Agricole per il settore ovicaprino che definisca, come per il Grana e il Parmigiano, interventi di smaltimento delle giacenze eccedentarie da destinare agli indigenti; estendere al Pecorino Romano provvedimenti comunitari in materia di stoccaggio privato finalizzato a governare la volatilità dei prezzi e il mercato; predisposizione di azioni di valorizzazione e promozione dei prodotti derivati dall’allevamento ovino (derivati del latte e agnello); definizione da parte del Ministero del piano per l’ ovicaprino; blocco del pagamento dei mutui, oneri sociali e previdenziali, per un periodo sufficiente alla ripresa delle attività produttive; facilitazione dell’accesso alla ricontrattazione dei debiti bancari. Sono le misure richieste oggi dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori dall’assemblea nazionale dei pastori italiani riuniti a Nuoro, per far uscire il comparto dalla grave emergenza in cui si trova e garantire così ai produttori, in pesante difficoltà, certezze per il loro futuro.

L’assemblea è stata l’occasione per fare il punto sull’attuale pesante situazione e per rilanciare con forza una serie di richieste per rispondere in maniera concreta ed efficace alle esigenze dei pastori che da tempo vivono una drammatica crisi, fatta di redditi in crollo, di costi in forte salita e di prezzi del latte ormai non più remunerativi. A puntare il dito sulle difficoltà del comparto e sull’esigenza di nuove politiche è stato il presidente nazionale della Confederazione Giuseppe Politi, ma anche tutti gli altri intervenuti che hanno rimarcato la necessità di una svolta per riprendere con vigore la strada dello sviluppo e della competitività.

La Cia ritiene che la drammaticità della crisi che sta investendo il settore del latte ovino abbia origine nell’incapacità dell’industria di trasformazione nel ricercare nuovi mercati, nel produrre e commercializzare in funzione della remunerazione del prodotto primario, scaricando sul pastore, tutti gli oneri e le difficoltà della stessa industria.

“Altri motivi - sottolinea Politi - risiedono nella scarsa concentrazione dell’offerta con un approccio disomogeneo al mercato da parte dei produttori del latte e nell’eccessiva polverizzazione del sistema cooperativo che ne determina la sua inconsistenza”. Nel corso dell’Assemblea si è insistito molto sull’urgenza di adeguate politiche per il riequilibrio del mercato del pecorino attraverso il ritiro delle eccedenze, per stimolare l’organizzazione del prodotto con incentivi alla costituzione di strumenti di aggregazione dei produttori, per sviluppare ricerca e innovazione in modo di andare oltre il Pecorino Romano affinché il latte da destinare alla sua produzione non sia superiore al 50% del totale prodotto con l’individuazione di strategie volte alla differenziazione della produzione casearia e la valorizzazione di prodotti innovativi. Per la Cia, inoltre, occorre permettere la partecipazione dei rappresentanti degli allevatori negli organi di governo dei Consorzi di Tutela Dop, con la modifica degli statuti e istituire l’etichetta di origine obbligatoria per tutti i prodotti derivati dal latte ovino e per le carni.

Molta attenzione è stata dedicata anche agli strumenti per ridurre i costi di produzione e di gestione dell’impresa agricola. “In tale contesto - spiega Politi- occorre il ripristino e l’estensione a tutto il territorio delle regioni interessate della fiscalizzazione degli oneri sociali, la reintroduzione del “bonus gasolio” e un intervento finalizzato all’abbattimento dei costi di adeguamento alle norme sull’anagrafe ovicaprina. Non solo. E’ indispensabile anche favorire, attraverso la semplificazione amministrativa e burocratica la costruzione d’impianti di auto-produzione di energia. A questo si deve aggiungere il riconoscimento e l’applicazione della continuità territoriale della regione Sardegna e di norme atte a favorire la disponibilità delle risorse idriche a prezzi equi. Insomma, la Cia - conclude Politi- è fortemente preoccupata per la drammaticità della situazione che sta vivendo il settore ovicaprino, soprattutto in Sardegna. Uno scenario allarmante che va affrontato con la dovuta incisività e concretezza. C’è l’esigenza di operare con la massima tempestività per evitare il tracollo. E su questo fronte la Confederazione è pienamente mobilitata”.


Focus - I numeri del settore in Italia

L’Italia ha un patrimonio ovino di 8.013.000 capi, dati 2009, e caprino di 961.000 capi. Per l’ovino le regioni maggiormente rappresentative sono: la Sardegna con 3.505.000 capi e allevamenti 12.800 (45 % della Plv Regionale), seguita dalla Sicilia con 801.000 capi e 4.963 allevamenti, il Lazio con 761.000 capi e 7.989 allevamenti, poi la Toscana che conta 581.000 capi e 4.918 allevamenti, la Basilicata con 378.000 capi e 7.426 allevamento e, infine, l’Abruzzo che di capi ne ha 335.000 in 6.590 allevamenti.

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