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DIETA? L’80% L’ABBANDONA MA QUELLA MEDITERRANEA POTREBBE ESSERE LA SOLUZIONE. DAGLI ITALIANI NO ALLA FAT TAX: SENSIBILI ALL’ALLARME OBESITA’, MA NON VOGLIONO METTERE MANO AL BORSELLO. COSI’ L’INDAGINE “EATWELL” AL “CONGRESSO EUROPEO SULLA NUTRIZIONE”

Mettersi a dieta? L’80% abbandona l’impresa anche se terrorizzato dalla bilancia, ma la dieta mediterranea potrebbe essere la soluzione ed è pollice verso degli italiani per la fat tax: nel confronto fra Francia, Regno Unito, Polonia, Belgio, e Danimarca l’Italia è il Paese più sensibile ai rischi della sicurezza alimentare e dell’allarme obesità, ma gli italiani sono i primi a tirarsi indietro se c’è da mettere mano al borsello per progetti di lotta all’obesità. Lo dicono l’indagine “Eatwell” e gli esperti al Fens, “Congresso europeo sulla nutrizione” di scena a Madrid dal 26 al 29 ottobre. Secondo la maxi indagine “Eatwell”, basata su 3.000 interviste, sul grado e le modalità di accettazione delle politiche nutrizionali in sei Paesi (Italia, Francia, Regno Unito, Polonia, Belgio, e Danimarca) presentata in anteprima al Fens da Mario Mazzocchi, ricercatore dell’Università di Bologna, gli italiani sono tra i più favorevoli a politiche pubbliche di supporto alle buone pratiche nutrizionali, ma se si tratta di contribuire finanziariamente all’attuazione e sviluppo di progetti di lotta all’obesità sono tra i primi a tirarsi indietro.

“A mettere mano al portafoglio - spiega Mazzocchi - sarebbero per primi i danesi, sia perché, sentono molto il tema della sicurezza alimentare ma non gradiscono poi l’ingerenza dello Stato su questo. Hanno tuttavia - continua Mazzocchi - preso confidenza con la fat tax, già introdotta nel Paese della sirenetta, e ben il 62% si dichiara perciò favorevole a, sia pure modeste, politiche fiscali di contrasto all’obesità. Ma in Europa di fatto sembrano essere gli unici disposti a pagare in proprio per avere una società di cittadini in forma. In generale le iniziative più gradite - ha sottolineato Mazzocchi - sono quelle nelle scuole e la diffusione di tabelle esplicative, mentre quelle meno gradite sono le avvertenze sulle confezioni del cibo e bevande e non piacciono nemmeno i tetti sui contenuti nutrizionali nei pasti da consumare nelle mense e luoghi di lavoro. I forti bevitori sono quelli che gradiscono meno avvertenze, messaggi pubblicitari o didattici. Così come chi mangia spesso fuori nella ristorazione moderna è meno favorevole a politiche di guida alla nutrizione. Sono i fattori psicologici a guidare le risposte degli intervistati. Che si possono suddividere in “fatalisti” e “interventisti”. I “fatalisti” danno la colpa della propria mancanza di peso-forma più a fattori esterni, come la scarsità di prodotti “salubri” o freschi nel supermarket sotto casa, che al fallimento individuale nel mettersi a regime alimentare. Gli “interventisti” vorrebbero essere guidati nelle scelte alimentari, e guardano quindi con più favore alle tasse su alimenti grassi”.

Tra tutti gli intervistati, la causa maggiormente individuata dell’obesità è la mancanza di volontà personale verso cambiamento delle abitudini alimentari ed esercizio fisico. Si tende quindi a dare maggiore importanza all’appagamento immediato che ai potenziali rischi di salute.

Per questo la dieta mediterranea sembra perfetta: “potrebbe essere la dieta da seguire tutta la vita - spiega Marta Garaulet Aza, nutrizionista dell’Università della Murcia nell’incontro promosso dall’International Pasta organization (Ipo) e dalla fondazione Oldways (Boston) in occasione del Fens - perché varia, grazie alle specifiche qualità di pasta, fibre e olio d’oliva di valorizzare le verdure, è appagante e facilita la digestione. Premesso che la variabilità umana è “significativa” perché se normalmente l’obesità è correlata alle scorpacciate di cibo e grassi, ci sono anche genotipi la cui linea non risente delle maxi porzioni, come ha sottolineato lo studio Garaulet pubblicato su “Journal of Nutrition”, anche i macronutrienti - ha detto la ricercatrice spagnola - non sono decisivi nella perdita di peso. Ci sono poi veri e propri grandi mangiatori di carboidrati per i quali il mettersi a dieta porta scompensi dell’ormone serotonina, con possibili depressioni, senso di esclusione sociale, disordini compulsivi che poi spesso si risolvono in indigestioni di cioccolata. Le donne, inoltre, hanno un terzo della serotonina in meno rispetto agli uomini. E sentono di più il problema del mantenersi in forma. Tuttavia, le donne spesso si buttano in dieta di solo proteine, del tipo Dieta a zona, che, se non guidate, fanno perdere il calcio e sembrerebbero avere - secondo i dati presentati al Fens di Madrid - fastidiose complicanze: il 70% soffre di alitosi, il 54% ha mal di testa, e il 10% denuncia perdite di capelli. Una “molto buona” alternativa - a giudizio della ricercatrice Garaulet - è la dieta mediterranea che si dimostra efficace nel prevenire l’obesità, abbassare l’indice glicemico, stimolare la termogenesi. E ha un buon grado di accettazione psicologica in chi ha deciso di mettersi a regime alimentare. Una dieta mediterranea bilanciata, con sufficienti carboidrati complessi pasta inclusa, è perciò una scelta congrua per perdere peso, in particolare in piani a lungo termine”.

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