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ATTUALITÀ

Dopo il buio spiragli di luce per la ripresa dell’export di vino in Giappone: ma le criticità restano

Sondaggio ProWein, effettuato tra 400 esportatori: quasi il 50% prevede un aumento del volume delle esportazioni per il 2024
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Per il 2024 prospettive in miglioramento per il Giappone

Di certo non è stato un periodo facile per i consumi di vino in Giappone, così come in tutto l’Oriente, una zona dalle grandi potenzialità ma che sembra essere sempre meno attratta dal prodotto vino. A dirlo sono i numeri con il Giappone che, nel 2023, come la maggior parte dei Paesi a livello globale, ha manifestato una flessione nelle importazioni sia a valore che a volume. Le importazioni, pari a 1,64 miliardi di euro, vedono la Francia al comando (60% di quota mercato), seguita dall’Italia (12%), Cile, Stati Uniti e Spagna con i cinque Paesi che hanno, però, registrato performance negative, sia a valore che a volume, nel 2023.
Ma non mancano, per fortuna, i segnali positivi: come riportato da WineNews, secondo Wine Monitor (Nomisma), il Giappone dovrebbe mantenere significative potenzialità di crescita e di interesse verso i vini italiani tanto che il 21% dei consumatori giapponesi prevede di aumentare nei prossimi 3 anni il consumo dei fine wine del Belpaese. D’altronde, il Giappone viene giudicato dagli esportatori un mercato interessante per il settore enologico, caratterizzato da un elevato apprezzamento della qualità dei prodotti e da un alto livello dei prezzi: quasi un esportatore di vino su due prevede, infatti, un aumento del volume delle esportazioni nel 2024, con le maggiori opportunità di business per il vino bianco, seguito dal vino rosso e dallo spumante. I vini naturali, i vini rosati ed i vini senza alcool oppure a bassa gradazione alcolica sono considerati attualmente ancora “di nicchia”. A dirlo è un sondaggio ProWein, la fiera enoica tedesca tra le più importanti al mondo, che ha divulgato i risultati di un sondaggio effettuato tra le aziende del settore vitivinicolo internazionale che già esportano in Giappone o che intendono farlo in futuro. Nella relazione sul mercato giapponese vengono analizzate le esperienze e le aspettative di oltre 400 produttori ed esportatori internazionali di vino, italiani compresi.
Dal punto di vista degli esportatori, il Giappone è un mercato vinicolo interessante, caratterizzato da una forte attenzione alla qualità e da un alto livello dei prezzi: 7 aziende su 10 che intendono esportare in Giappone citano, non a caso, l’attrattività del mercato e i prezzi medi elevati. Ma è anche un mercato che attrae grazie alla sua cultura gastronomica particolare, all’attenzione per la qualità dei prodotti alimentari e verso i cibi di lusso oltre al forte apprezzamento per i prodotti artigianali, altri motivi, “potenzialmente fertili”, per una maggiore penetrazione del vino nel Paese. A livello generale, il Giappone è il quinto mercato mondiale per le importazioni, dietro a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Canada. Dopo la pandemia le importazioni di vino sono aumentate ma la crisi economica mondiale del 2023 ha cambiato lo scenario. Gli esperti del settore prevedono per il 2024 una leggera ripresa anche se solo 4 esportatori su 10 pensano ad un aumento delle vendite mentre per 5 su 10 queste rimarranno invariate. Il 12% degli attuali esportatori prevedono, invece, un calo. Gli esperti ritengono che la ripresa delle importazioni di vino sia strettamente legata a quella economica del Giappone. Le aspettative indicano una domanda più forte per i vini bianchi, che si abbinano particolarmente bene alla cucina giapponese, davanti ad i rossi (dove la fascia premium ha un ottimo mercato) e gli spumanti con buone opportunità di vendita per i vini dolci di alta qualità, come l’Eiswein, il Porto e il Madeira. Non sembrano “sfondare” i vini naturali, rosati, senza alcol o a bassa gradazione alcolica.
Secondo gli esportatori francesi ed italiani, noti per i marchi Champagne, Prosecco e Crémant, anche la domanda per la categoria dei vini spumanti è leggermente superiore alla media in Giappone (45%). L’accesso al mercato dei vini giapponese presenta per gli esportatori diverse sfide. Dal punto di vista di quelli già attivi sul mercato, l’instaurazione di un rapporto a lungo termine con un importatore rinomato e il mantenimento di standard qualitativi molto elevati, sono aspetti più rilevanti delle caratteristiche del vino da commercializzare. La forte concorrenza esistente sarebbe la principale barriera per l’ingresso nel mercato e, come affermano i più esperti, il mercato non può assorbire un numero illimitato di nuovi produttori e vini attraverso le reti commerciali esistenti nel Paese. Per le aziende che vogliono esportare in Giappone, trovare un importatore che soddisfi queste caratteristiche è infatti di gran lunga la sfida principale ma viene segnalato anche un divario culturale da colmare e che non riguarda solo la conoscenza della lingua giapponese. Si riferisce, piuttosto, alla cultura sociale e gastronomica che qui sono molto specifiche, ma anche alla concezione del tempo e dei rapporti gerarchici. Solo un’azienda su quattro che pianifica di esportare in Giappone considera gli elevati standard di qualità come una sfida; al contrario, più di un’azienda su tre che ha già esperienza di affari in Giappone, li considera cruciali.

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