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Dopo il recente “gran rifiuto” dell’offerta da 7,5 miliardi di Euro da parte del gruppo cinese Yida, gli azionisti eredi di Bernardo Caprotti si accordano per un riassetto societario che vedrà, entro il 2020, Esselunga quotarsi in Borsa

“Desideriamo precisare a tutti Voi che l’azienda non è in vendita”. E’ con queste parole, rivolte pochi giorni fa ai quadri e ai dirigenti del gruppo della gdo fondato da Bernardo Caprotti nel 1957 a Milano, che Giuliana Albera, seconda moglie del fu patron di Esselunga, ha rispedito al mittente la maxi-offerta di acquisto da 7,5 miliardi di Euro del gruppo immobiliare cinese Yida. Un rifiuto che, stando a quanto riportato da più quotidiani italiani in edicola oggi, era solamente il preludio ad una riorganizzazione interna dei rapporti di forza tra i soci delle due società che compongono Esselunga, ovvero Esselunga Spa e la holding immobiliare Villata Partecipazioni, e volto a portare la creatura imprenditoriale di Caprotti ad una quotazione in Borsa entro i prossimi tre anni.

Proprio questa notte, infatti, si è svolto un incontro fra i figli di primo letto di Caprotti, Giuseppe e Violetta, detentori delle quote di minoranza delle due società, e Giuliana Albera e Marina Caprotti, seconda moglie e terza figlia dell’imprenditore meneghino (e detentrici del 70% e del 55% delle partecipazioni). Il tutto per raggiungere un accordo che consenta, secondo la road map tracciata dal gruppo bancario Citigroup, ad Esselunga Spa di acquisire il controllo dell’immobiliare, in modo da rendere Supermarkets Italiani, la holding di punta, detentrice della totalità degli asset del gruppo, e procedere con lo sbarco a Piazza Affari entro il 2020. Stando alle ricostruzioni pubblicate oggi da “Il Sole 24 Ore” (www.ilsole24ore.com), Citigroup fornirà tramite un prestito il capitale necessario all’acquisizione del 67,5% delle quote di Villalta da parte di Esselunga. Così facendo, i rapporti di forza si cristallizzerebbero in direzione di un 70%/30% a favore di Giuliana Albera e Marina Caprotti, e ad ogni modo, l’accordo prevederebbe, Ipo o meno, che i soci di minoranza Giuseppe e Violetta vengano liquidati entro i prossimi 3 o 4 anni.

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