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Dopo settimane di trattative ed incontri, arriva l’accordo tra il Ministero delle politiche agricole e gli Assessori all’Agricoltura delle Regioni sull’attuazione della Pac 2014-2020. Soddisfazione dalla Coldiretti, critiche da Agrinsieme

Non Solo Vino
Il ministro Maurizio Martina

Dopo settimane di trattative ed incontri, arriva l’accordo tra il Ministero delle politiche agricole e gli Assessori all’Agricoltura delle Regioni italiane sull’attuazione della Politica Agricola Comune (Pac) 2014-2020, che vale 52 miliardi di euro. Il testo presentato dal Ministro Maurizio Martina non è stato stravolto, ma sono state accolte diverse modifiche presentate dalle Regioni, fatte, nonostante la riduzione delle risorse sul periodo 2007-2013, privilegiando un criterio di equità, rispettando l’equilibrio territoriale, sintetizzando le numerose istanze provenienti dai diversi settori e rafforzando gli ambiti strategici dell’agricoltura italiana.

Per prima cosa, la ripartizione degli aiuti accoppiati, per i quali è stata fissata una quota all’11%, pari a oltre 426 milioni di euro, lasciando il 4% delle risorse al pagamento di base, concentrando le risorse su zootecnia da carne e da latte, piano proteico e seminativi (riso, barbabietola e pomodoro da industria), olivicoltura. Quindi, per incentivare il lavoro giovanile, è prevista la maggiorazione degli aiuti diretti nella misura del 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da under 40, assicurando il livello massimo di plafond disponibile che ammonta a circa 80 milioni di euro. Cambiano i soggetti beneficiari della Pac, con l’allargamento della “black list” ed esclusione dai contributi delle banche, società finanziarie, assicurative e immobiliari, e si è deciso di applicare una riduzione del 50% dei pagamenti diretti sulla parte eccedente i 150.000 euro del pagamento di base, e del 100% per la parte eccedente i 500.000 euro. In quest’ambito è stato valorizzato al massimo il lavoro, visto che dal taglio saranno esclusi i costi relativi alla manodopera, salari stipendi, contributi versati a qualsiasi titolo per l’esercizio dell’attività agricola. È stata quindi, finalmente, definita la figura dell’agricoltore attivo, e si è scelto di considerare l’Italia come Regione unica, pur riconoscendo misure di sostegno per le aree svantaggiate e di montagna, per le quali è stata individuata una diversificazione delle condizioni, per essere considerati agricoltori attivi e un premio differenziato per il latte di montagna. Si è deciso, inoltre, di intervenire in maniera integrata con altri strumenti quali i programmi di sviluppo rurale e l’Ocm ortofrutta attivando una misura a favore del pomodoro da industria e una misura in favore della meccanizzazione nelle aree rurali.
È stato anche stabilito che nel 2016 verranno effettuate verifiche sull’operatività e sull’attuazione delle nuove misure, alla luce anche delle scelte che verranno compiute dagli altri partner europei.

“L’accordo arriva dopo un lungo lavoro con le Regioni - spiega il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina - che ci consente oggi di scrivere un capitolo importante della nuova Pac, mantenendo l’impegno di chiudere entro il mese di maggio. Abbiamo fatto scelte decisive per il futuro e per il rilancio dell’agricoltura, guardando in particolare a settori strategici come la zootecnia e l’olivicoltura e programmando un piano proteico nazionale e il sostegno a colture come la barbabietola, il riso e il pomodoro da industria. Fondamentali anche le scelte di una più equa distribuzione delle risorse. Abbiamo privilegiato il lavoro e i giovani, proprio perché questo settore può essere protagonista del rilancio economico del Paese”.

Soddisfatto anche l’Assessore della Regione Puglia e coordinatore nazionale degli assessori regionali all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni, che ha ringraziato “i colleghi assessori per il grande senso di responsabilità dimostrato nel costruire una proposta unitaria, che testimonia la volontà di dare agli agricoltori più tempo possibile per adeguarsi alla riforma. Pur nella difficoltà della nuova Pac, il sistema delle Regioni, collaborando con il Ministero, è riuscito a trarre un’intesa complessiva a favore del sistema agricolo e che tiene conto delle difficoltà dei settori produttivi”.

Positivo anche il parere di Coldiretti, che, con le parole del presidente Roberto Moncalvo, parla di “esempio positivo di politica che sa decidere in tempi brevi nell’interesse dei veri imprenditori agricoli e contro rendite ormai insostenibili, superando i particolarismi dei vari territori ed effettuando scelte strategiche per il futuro dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiani. L’accordo assicura un sostegno ai settori portanti della nostra agricoltura e, con esso, garantisce quelle produzioni su cui si fonda lo straordinario successo del made in Italy all’estero, creando occupazione e sviluppo sul territorio. Al tempo stesso - conclude il presidente della Coldiretti - si è finalmente avuto il coraggio di colpire le rendite di una casta di intoccabili che rappresenta lo 0,2% della platea dei beneficiari ma che in questi anni ha assorbito il 15% del sostegno all’agricoltura”.

Di parere decisamente diverso, e critico, è invece l’altra grande associazione di categoria del mondo agricolo, Agrinsieme, che parla di “un’intesa politicamente insignificante e dannosa che mortifica l’agricoltura italiana con misure ora poco incisive, ora invece addirittura penalizzanti per quegli operatori che fanno crescita e occupazione per il Paese. Ci riserviamo di conoscere tutti i dettagli della ipotesi di applicazione della riforma - aggiunge il coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative italiane - ma già da quanto è trapelato il nostro giudizio è totalmente negativo. Avevamo formulato diverse proposte tra le quali quella di utilizzare al livello massimo del 13 più 2% la quota di massimale da destinare ai pagamenti accoppiati settoriali. Ministro ed assessori si sono invece fermati all’11% rinunciando a voler gestire una fetta importante di risorse e prevedendo misure che potrebbero essere di fatto ininfluenti sui conti aziendali. In più ci ritroveremo probabilmente misure penalizzanti come una disciplina dell’“agricoltore attivo” ed una forte riduzione dei pagamenti oltre determinate soglie (la cosiddetta degressività) che colpirà realtà dinamiche e competitive che creano ricchezza e occupazione. Non ci sembra certo il miglior compromesso possibile. Tutta’altro. C’era sicuramente da confrontarsi e discutere di più, magari - conclude Agrinsieme - con un occhio al piano da noi ipotizzato per attuare la nuova Pac in Italia. Una soluzione equilibrata e sicuramente più attenta alle reali esigenze delle vere imprese agricole”.

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