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RISTORAZIONE

Doveva essere il giorno della ripartenza, ma tanti ristoranti e bar restano ancora chiusi

Una Firenze deserta e piovosa simbolo di un settore che, con tanta voglia di riaprire, accusa la mancanza di turismo a popolare i locali del centro

Oggi, 18 maggio, era la data fissata per la riapertura tanto attesa e richiesta di bar, ristoranti, trattorie e osterie di tutto il Belpaese, uno dei comparti simbolo dell’eccellenza del made in Italy in tutto il mondo: ma, come già rilevato da un’indagine di Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi/Confcommercio, ed anche dai numeri di Coldiretti, sono in pochi i locali che hanno ripreso effettivamente la loro attività. Ne è simbolo Firenze, una delle città più belle e turistiche d’Italia, che, nonostante il via libera dei giorni scorsi, oggi si presenta deserta e piovosa, con praticamente tutte le saracinesche dei tanti locali che popolano il centro ancora abbassate.
Simbolo di una crisi profonda che il mondo della ristorazione ha vissuto in questi mesi di lockdown, e che sta ancora vivendo, segnata da non solo, appunto, una forzata chiusura, e da un drastico calo delle presenze turistiche, che animano non poco il comparto, e che Coldiretti stima in una perdita di 81 milioni di presenze perse, ma anche di incertezza e preoccupazione.
L’indagine Fipe/Confcommercio sottolineava, infatti, la consapevolezza degli imprenditori nelle difficoltà, le “salite”, che soprattutto all’inizio, non saranno poche: gli imprenditori intervistati stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si è tradotto, già oggi, in un minor impiego di personale.
Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377.000 posti di lavoro a rischio. E questo è un dato che non tranquillizza molto. C’è poi da considerare l’insicurezza dei consumatori, che seppur con tanta voglia di ripartire, hanno visto le abitudini cambiate radicalmente per 3 mesi, e con una crisi economica che pesa sul bilancio familiare, e quindi sulla spesa destinata a vacanze e cene fuori.
A pagare il conto più salato, sottolinea, la Coldiretti, è l’alimentare con il cibo che è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. Le difficoltà della ripartenza nella ristorazione si ripercuotono a valanga sul sistema produttivo industriale ed agricolo, made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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