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DUELLO PETRINI-BONINO SULLA SOGLIA MINIMA DI OGM NEL BIOLOGICO. DALLE COLONNE DE “LA REPUBBLICA” IL PRESIDENTE DI SLOW FOOD LANCIA L’ALLARME DOPO L’APPROVAZIONE DEL NUOVO REGOLAMENTO UE. RIBATTE IL VICE PRESIDENTE DEL SENATO ...

Il dibattito è scaturito sulle pagine del quotidiano “La Repubblica” il 20 novembre scorso allorché Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, denunciava il passaggio sotto silenzio dell’approvazione da parte della Commissione europea del nuovo regolamento per l’agricoltura biologica che entrerà in vigore il 1 gennaio 2009.

Nello specifico a spingere Petrini a scagliarsi contro la Commissione Ue era la parte di regolamento concernente la soglia di contaminazione accidentale da Ogm tollerata. Soglia che da più parti - oltre a Slow Food anche Coldiretti e lo stesso Parlamento Europeo - si era invocato fosse fissata allo 0,1%, ovvero il minimo tecnicamente rilevabile, al di sotto del quale gli strumenti non funzionano, in modo da garantire di fatto al consumatore la non presenza di organismi transgenici nei prodotti certificati “Bio”. La decisione della Commissione Europea di fissare tale limite allo 0,9% equiparerà - sempre secondo il fondatore di Slow food - l’agricoltura biologica a quella tradizionale.

Petrini poi si spingeva sino ad affermare che l’unica spiegazione possibile a questa decisione, presa contro lo stesso Parlamento europeo, avesse “ha a che fare con la volontà politica di danneggiare ancora una volta le produzioni sostenibili e di qualità, favorendo le lobby del “tanto peggio tanto meglio”, economicamente potentissime, che nella mancanza di rigore normativo non possono che proliferare”.

L’Italia, in cui i prodotti biologici devono essere realmente privi di Ogm, è uno dei paesi che ha più da perdere in questa situazione e che si ritroverà a subire una ‘discriminazione alla rovescia’ poiché i 43mila produttori che coltivano a regime biologico 1milione e 150mila ettari di terra si troveranno a competere con l’agricoltura industriale su vasta scala. Ed anche il consumatore sarà svantaggiato poichè “i marchi multinazionali non possono garantire standard qualitativi simili a quelli dell’agricoltura di piccola scala”. Questo quanto riferiva Petrini.

A cinque giorni di distanza, è il vicepresidente del Senato Emma Bonino a rispondere all’allarme dalle stesse colonne de “La repubblica” con una lettera in cui si legge che “il regolamento comunitario è la mera applicazione di quanto già previsto dalla Commissione europea con la sua Raccomandazione del 2003 (556/2003) sulla coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche, e il Regolamento dello stesso anno (1829/2003) sugli Ogm, dove viene indicato che la presenza accidentale di Ogm nei prodotti alimentari, sia convenzionali che biologici, non deve essere segnalata sull’etichetta se il livello è, e resta, al di sotto della soglia del 0,9%”.

Secondo la Bonino inoltre, neppure la Federazione mondiale per l’agricoltura biologica (Ifoam) è su una posizione tanto radicale come quella difesa da Petrini: la soglia dello 0,1% di contaminazione accidentale. L’Ifoam infatti privilegia una posizione meno restrittiva che non obblighi i produttori a costose analisi dei propri prodotti oltre ad accettare, in linea con i principi dell’agricoltura organica, una certa contaminazione quale espressione “naturale” della convivenza già in atto nel mondo di colture Ogm e non.

Per avvalorare la propria posizione a favore degli Ogm la Bonino porta inoltre l’esempio di alcuni prodotti di punta del made in Italy agroalimentare di qualità: il prosciutto San Daniele, quello di Parma ed il Parmigiano Reggiano. Buoni “anche se provenienti da allevamenti che usano mangimi contenenti fino al 60% di soia da Ogm”. E infine, in tema di sicurezza alimentare, precisa come non sia affatto vero che un prodotto senza Ogm sia necessariamente un prodotto sicuro e che “pensare di garantire solo quel 2% di italiani che acquistano biologico è a dir poco elitario”.

Immediata la replica di Carlo Petrini che trova ancora spazio su “La Repubblica” di oggi dove leggiamo che “il principio della coesistenza si basa sul divieto di contaminazione. Se ora qualcuno difende l’accidentalità è perchè la coesistenza non è possibile”. Secondo il presidente di Slow Food inoltre i costi aggiuntivi paventati sarebbero inesistenti se la filiera fosse disegnata per mantenere la purezza dei prodotti.

L’unico punto sul quale sembra invece che i “duellanti” siano in sostanziale accordo è quello della sicurezza alimentare. Ma è un accordo apparente: Petrini rilancia subito chiedendo come poter garantire questo ai consumatori senza leggi certe e senza rispetto per quello che viene scritto in etichetta.

Infine la provocazione che forse porterà a nuove polemiche ed alla comparsa di nuovi interlocutori: “Se la Bonino sta ancora cantando il ritornello per cui chi vuole gli Ogm è un paladino della povera gente e chi difende il biologico fa chiacchiere da salotto chic, allora mi dispiace, ma è rimasta indietro di un paio di decenni e di alcune dozzine di report delle Nazioni Unite, per non parlare di quelli di Wall Street”.

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