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È ANCORA UNA BOZZA, PRONTA A DIVENTARE PROPOSTA CONCRETA, MA IL “JOBS ACT” SEGNA UNA ROTTURA IMPORTANTE, METTE CIBO ED AGRICOLTURA IN CIMA AI SETTORI PRODUTTIVI E GIÀ CONVINCE TUTTI, DA AGRINSIEME A DE CASTRO, PASSANDO PER ... WINENEWS

Non Solo Vino
Matteo Renzi

È ancora una bozza, pronta a diventare proposta concreta e strutturata tra sei giorni, ma il “Jobs Act” che Matteo Renzi ha fatto circolare da qualche giorno già divide l’Italia, a partire dalla sua scena politica. Diversa, invece, la reazione del mondo dell’agricoltura e del wine & food in generale, perché lo strumento di cui il neo segretario del Pd vuole dotare l’economia italiana, tra i sette settori cui verrà dedicato un piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro, ha messo, in testa, “Cultura, turismo, agricoltura e cibo”. Un fatto nuovo, di rottura, che piace molto anche a WineNews, specie perché, finalmente, si dà non solo il giusto spazio, ma la giusta dimensione all’enogastronomia italiana, colonna portante di quella che, magari proprio con i provvedimenti contenuti nel nascente “JobsAct”, potrebbe rivelarsi la locomotiva della ripresa: la cultura, che porta con sé il turismo, alla ricerca, ovviamente, delle perle del wine & food tricolore.

Come scritto sopra, però, non siamo certo gli unici ad accogliere con ottimismo il riconoscimento politico del cibo e dell’agricoltura come fondamenti dell’economia nazionale, anzi, per Agrinsieme, che riunisce le sigle Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative, “agricoltura e cibo sono a pieno titolo indicati nella bozza del Job Act del segretario Renzi come i principali settori dai quali possono nascere nuovi posti di lavoro. Si tratta di un positivo riconoscimento del valore del made in italy agroalimentare e delle sue grandi potenzialità, che è confortato dai numeri incoraggianti che ci arrivano dalle analisi sulla congiuntura del comparto: proprio oggi l’Osservatorio Ismea-Unioncamere ha evidenziato come il 10% delle nuove imprese nate in Italia nel primo semestre del 2013 siano proprie imprese agricole. Valutiamo quindi positivamente le prime indicazioni fornite dal neo Segretario del Pd e gli diamo atto di aver individuato nell’agroalimentare - continua Agrinsieme - un comparto in grado di svolgere un ruolo di primo piano nella tanto auspicata ripresa economica del Paese. Come organizzazioni ci rendiamo disponibili per il più ampio confronto in vista della elaborazione e messa a punto dello specifico piano industriale per il settore”.

Per il presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, “aver inserito l’agricoltura tra i primi settori su cui puntare per creare nuovi posti di lavoro è una scelta vincente. Puntare sull’agricoltura come motore di crescita e sviluppo economico e sociale è, senza ombra di dubbio, una scelta che testimonia una lettura attenta dei dati attuali. Quello agroalimentare è infatti un settore che, nonostante la crisi, continua a crescere in fatturato, export e occupazione, conquistando sempre più l’interesse dei giovani, sia nello studio che nell’attività imprenditoriale. Un settore dalle straordinarie potenzialità di sviluppo come dimostrano sia la crescita delle esportazioni del made in Italy nel mondo (33 miliardi di fatturato nel 2013), sia le opportunità che l’agroalimentare è in grado di creare relazionandosi con altri comparti del nostro sistema economico quali il turismo e la cultura. In Europa, con la recente approvazione della politica agricola comune e con le misure di tutela delle produzioni agroalimentari di qualità, sosteniamo con determinazione questo fondamentale settore economico, che vede proprio nell’eccellenza del made in Italy uno dei suoi protagonisti nel mondo”.

Tra i segnali incoraggianti che confermano la vitalità del comparto agroalimentare, Agrinsime cita le rilevazioni Unioncamere sulle nuove imprese iscritte al registro delle imprese: da gennaio a luglio 2013 sono state create ben 11.485 nuove imprese nel settore agricolo, vere start-up, non derivanti cioè da processi di scorporo, trasformazione o cambiamento di forma giuridica o localizzazione. Particolarmente attivo il Mezzogiorno, in cui si registrano quasi il 50% delle nuove attività produttive agricole. Altro trend positivo è l’andamento delle nostre esportazioni agroalimentari, giunte alla cifra record di 33 miliardi di euro complessivi nel 2013, facendo registrare un aumento del +5,8% nei primi nove mesi dell’anno, trainati dalle vendite di ortaggi freschi (+12,3%) e vini e spumanti (+8,3%).

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