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É il momento dei vini subacquei: la Jamin UWW di Portofino diventa capofila di un network nazionale

Antonello Maietta, ex presidente Ais, a capo del nuovo cda: “ad oggi sono quattro le concessioni in Italia, da Portofino alla Calabria” 

I vini affinati in mare, i cosiddetti UnderWaterWines, stanno vivendo il loro momento d’oro: fenomeno dal forte appeal dal punto di vista del marketing, soprattutto nel settore luxury, sono anche un progetto con solide basi scientifiche (il fondo del mare sembra rappresentare un ambiente ideale per l’affinamento, grazie a temperature costanti e assenza di luce), i cui effetti sono stati già ampiamente validati da sperimentazioni, pubblicazioni e tasting. A crederci fortemente è la Jamin Under Water Wines, a Portofino, la prima società italiana ad aver investito sui vini subacquei (e ad aver ottenuto il primo brevetto al mondo), che ora passa alla fase 2.0: non solo con l’ingresso di alcuni importanti finanziatori e la nomina di Antonello Maietta (per 12 anni presidente dell’Ais - Associazione Italiana Sommelier) come nuovo presidente del cda, ma soprattutto con l’acquisizione dello status di società benefit di ingegneria subacquea per il cantinamento di vini per conto terzi. Jamin si scrolla così di dosso l’immagine esclusiva di affinatore di Champagne nel mare di Portofino e diventa capofila di un network a cui hanno già aderito altre realtà simili in Italia. E lancia la prima convention mondiale dedicata agli UnderWaterWines, prevista a novembre. Antonello Maietta, che è stato presidente Ais Italia per tre mandati consecutivi, spiega: “avevo già collaborato in passato con Jamin, compiendo test comparativi dei vini affinati sott’acqua, che avevano ampiamente dimostrato le peculiarità di questo metodo innovativo - certificate anche dall’Università di Firenze - in grado di produrre specifici cambiamenti fisici e chimici rispetto ad un affinamento tradizionale. Poi il fondatore di Jamin, Emanuele Kottakhs, ha deciso di fare sistema, creando una rete nazionale che coinvolga tutti gli altri attori: l’obiettivo è passare da una fase pionieristica, in cui ognuno si muove per proprio conto, ad una in cui invece si fa rete, non solo per condividere esperienze e metodologie, ma anche per ottimizzare la logistica a livello nazionale”.
Attualmente sono operative in Italia quattro concessioni per il cantinamento subacqueo (a Portofino, a Ravenna, a Termoli ed a Cetraro, in Calabria) ed, a breve, ne aprirà una anche in Toscana, tra Follonica e Scarlino, per arrivare a 6 o 7 entro la fine del 2023. Dopodiché Jamin si potrebbe espandere all’estero: “per un’azienda che decide di sperimentare l’affinamento sott’acqua dei propri vini - prosegue Maietta - sarà così molto più facile rivolgersi alla location più vicina, ottimizzando trasporti e logistica. Del resto si tratta di operazioni complesse, che coinvolgono gru, sommozzatori e tecnici di vario genere. Ma, da un punto di vista di sostenibilità ambientale, ci sono molti vantaggi: basti pensare al dispendio energetico di quelle aziende, soprattutto al Sud, che per tutta l’estate devono raffreddare le cantine. Un problema che si può risolvere stoccando i vini sott’acqua”. Proprio per mettere a disposizione le esperienze compiute e allo stesso tempo confrontarsi con progetti simili a livello europeo, di scena a novembre - quasi sicuramente a Milano - la prima convention mondiale dei vini subacquei: “inviteremo i rappresentanti di società che in questo momento sono attive in Spagna, Grecia e Croazia, così da condividere le reciproche scoperte” conclude Antonello Maietta.
Nato come fenomeno prettamente di nicchia, il progetto degli UnderWaterWines sta andando a gonfie vele: basti pensare che, con il supporto tecnico di Jamin, stanno affinando sott’acqua a Portofino, a 50 metri sotto al livello del mare, oltre 40 differenti tipologie di vini provenienti da cantine di tutta Italia. Il suo fondatore, Emanuele Kottakhs, rimane uno dei soci di maggioranza del nuovo progetto, così come Gianluca Grilli della Tenuta del Paguro (Ravenna), che, da più di 12 anni , sperimenta con Sangiovese ed Albana: entrambi sono anche membri del Cda. Tra i soci si contano, tra gli altri, Antonio Arrighi, che, all’Isola d’Elba, produce Nesos, il vino “marino”, e Cobalto di Termoli, una startup tutta al femminile. 
Il progetto si avvale del contributo scientifico dell’Università di Firenze (Dipartimento di Agricoltura) e di quella di Genova (Facoltà di Biologia Marina) e, grazie a loro, è stata pubblicata di recente sulla rivista Assoenologi la prima relazione scientifica al mondo su ciò che avviene nell’affinamento subacqueo.

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