Tra le questioni più spinose che riguardano il lungo ed accidentato percorso che dovrà, o dovrebbe, condurre la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea, c’è quella del confine tra Irlanda ed Irlanda del Nord: la prima, infatti, rimarrà in Europa, la seconda no, ma anche solo pensare di tornare indietro da quello che è uno dei pilastri della pace del Venerdì Santo, ossia l’assenza di barriere tra le due Irlande, rappresenta più di un problema. La Ue, in questo senso, appare inflessibile, anche perché il “rischio” è quello di una gigantesca porta di ingresso per le merci Europee, che transitando per l’Irlanda arriverebbero comodamente in Gran Bretagna, ridicolizzando il senso stesso della Brexit. Se il confine, come sembra, tornerà invece al suo posto, per il mondo del vino potrebbe essere interessante, oltre a capire come difendere le posizioni di forza in Uk, indagare le potenzialità del mercato irlandese, in cui, almeno finora, si è arrivati spesso e volentieri proprio passando dall’Inghilterra.
Dublino, come ricorda il “Wine Intelligence 2018-19 Global Compass”, è il 12esimo mercato più attraente al mondo, almeno in potenza. Merito di una grandissima stabilità dei consumi, con una crescita lieve ma costante dal 2013 ad oggi, spinta, come in tanti altri mercati, dalle bollicine, in particolare del Prosecco, in un Paese in cui l’economia corre a ritmi maggiori di qualsiasi grande Paese europeo (+4,1% nel 2019 secondo le stime della Ue), il che si traduce in una maggiore capacità di spesa e, presumibilmente, in una crescita del prezzo medio a bottiglia. Anche qui, sono i wine lover di vecchia data i protagonist del mercato, con i Millennials ancora legati ad un numero risicato di territori e referenze, con un interesse particolare per i vini a bassa gradazione alcolica. La minaccia maggiore, invece, arriva dalla legge sulla salute pubblica, che ha proprio l’alcol, o meglio il suo abuso, nel mirino, ma rischia di colpire pesantemente, in termini di tassazione, anche il vino, e la stessa Brexit, come visto, rischia di essere, almeno all’inizio, un ostacolo per le spedizioni verso l’Irlanda.
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