Il Covid non ferma Eataly, la creatura di Oscar Farinetti ora guidata dal figlio Nicola in veste di ad, guarda al futuro, anche forte di un fatturato 2019 tornato in utile (8 milioni di euro, anche grazie alla plusvalenza di 22,9 milioni di euro con la vendita della quota del 34% detenuta in Lurisia al gigante Coca Cola), e con ricavi consolidati per 527 milioni di euro, quasi equamente ripartiti tra Usa (236,7 milioni di euro) e Italia (235 milioni di euro). Un trend positivo, per quella che è una corazzata del made in Italy agroalimentare nel mondo (ad oggi, il gruppo conta 36 punti vendita in diversi Paesi, visitati ogni anno da 32 milioni di persone, e dove lavorano più di 5.000 dipendenti), confermato anche dal primo bimestrec 2020, che hanno segnato una crescita del +6,6%, e che poi il Covid ha rallentato.
Ma pur in uno scenario nuovo e più incerto che mai, “abbiamo un programma di sviluppo importante che non vogliamo cambiare. Anzi, nonostante il Covid, o anche grazie al Covid, la voglia nel mondo di avere cibo di alta qualità, sostenibile, pulito e italiano sarà ancora più forte. Abbiamo in calendario Dallas per la fine di quest’anno, e speriamo di farcela - spiega a WineNews Nicola Farinetti - poi Londra tra fine anno ed inizio 2021, e poi via via ancora Stati Uniti nella Silicon Valley (a San Josè, ndr), e poi in Europa a Bruxelles con un grande progetto, e ancora Verona, in Italia, dove ci eravamo un po’ fermati, e speriamo di aprire entro dicembre 2021”.
Una road map chiara, che passa inevitabilmente, però, da una ripresa complessiva del mondo dalla pandemia. “Per ripartire davvero, per noi, deve ripartire la ristorazione in tutto il mondo. In Usa, Canada e Brasile, per esempio, siamo praticamente fermi ovunque - spiega Farinetti - e negli Stati Uniti ad oggi siamo riusciti ad aprire un piccolo dehor a Boston ed un ristorante a Eataly Los Angeles. All’estero la parte ristorativa vale qualcosa di più della metà delle nostre vendite, speriamo per la prima settimana di luglio di poter essere ripartiti con forza, anche se tutti abbiamo in mente settembre 2020 come mese di vera ripartenza, con le scuole che ricominciano, con lo smart working che diminuirà, e anche un po’ con il business travel che ricomincerà con più forza. Ma molto abbiamo lavorato con l’on line, con la consegna a casa, e la speranza è che quando riusciremo a convivere meglio con questo virus, ci ritroveremo tutti con una fetta di business spostata on line, che magari cercheremo non solo di mantenere ma anche ad aumentare”.
Con Eataly presente in tanti Paesi del mondo, viene da chiedersi chi ha gestito meglio la ripartenza. “La Germania, devo dire, è ripartita meglio dell’Italia, dal punto di vista delle vendite, degli spostamenti, della paura di uscire di casa, e penso che sia successo perchè c’è una fiducia nel Governo molto forte, e perchè la situazione Covid è stata gestita con più semplicità. E nel momento in cui le autorità hanno detto, “si può uscire, questo e questo si possono fare seguendo queste semplici regole”, le cose sono ripartite con più velocità. Da noi si sta procedendo più lentamente, ma i numeri comunque crescono di settimana in settimana ed il trend è positivo”
Al di là delle riaperture, Eataly negli anni è stata anche una fucina di idee, di comunicazione, di format e non solo. “E tante cose bollono in pentola come sempre, essendo noi presenti in tanti Paesi e avendo tanti stimoli diversi. Per esempio, in questo periodo di Covid, abbiamo fatto una cosa bellissima in Brasile, dove abbiamo fatto il primo vero evento enogastronomico di alto livello, anche insieme allo chef Massimo Bottura che ringrazio molto, consegnando a domicilio i piatti di grandi stellati brasiliani ed italiani direttamente alle persone di San Paolo, nelle loro case, con uno scopo benefico che era aiutare le popolazioni dell’Amazzonia. E ci è servito anche per capire se davvero si potevano creare delle esperienza non “in store”, come di solito facciamo, ed è andata molto bene. Diciamo che si fa di necessità virtù. Gli americani dicono “se la vita ti dai i limoni tu fai la limonata”, e noi le inventiamo tutte”.
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