Un giro d’affari consolidato di 532 milioni di euro nel 2018 (+14% sul 2017), con performance operative in crescita, sia in Italia (+16%) che in Usa (+17%), ma un Ebitda adjusted prima di interessi, imposte, ammortamenti e svalutazioni di 21,1 milioni di euro (-16%), ma, soprattutto, una perdita di 17,1 milioni di euro, sull’utile di 1,03 milioni di euro del 2017: ecco i principali numeri della relazione di bilancio di Eataly, la catena di alta gamma fondata nel 2007 da Oscar Farinetti, che, da Torino, ha conquistato l’Italia ed il mondo, riportati dal quotidiano finanziario “Milano-Finanza”. Secondo cui, “ad incidere, in maniera particolare, sull’andamento gestionale del gruppo, guidato dal presidente esecutivo Andrea Guerra, oltre ai costi totali per quasi 545 milioni, sono stati gli ammortamenti e gli accantonamenti balzati, anno su anno, da 20,7 a 26,4 milioni. Mentre l’indebitamento ammonta a 53 milioni, un dato in linea con l’anno precedente. A fronte di un patrimonio netto sceso da 65,37 a 50,92 milioni. I debiti col sistema bancario ammontano a 96,3 milioni (nel 2018, la società ha ottenuto nuove linee di credito, per 21,65 milioni, da Banco Bpm, Ubi, Unicredit, Citibank, Mediocredito, Bnl-Bnp, Intesa Sanpaolo, Danske Bankl e Banca Abc)”.
Un bilancio che, sostengono alcuni, allontana l’ipotesi di quotazione in Borsa più volte confermata dallo stesso Guerra, e cercare un partner, nel Far East (“in questo senso, da tempo, sono in atto - scrive “Milano-Finanza” - colloqui con potenzilai alleati cinesi”).
33 gli store in giro per il mondo, ricorda “Milano-Finanza”, a cui si è già aggiunto quello di Parigi, e già sono in cantiere le aperture di Toronto, Londra e Verona, ed in definizione quelle di San Josè e Dallas. “Mentre sono in corso trattative per aprire store ad Austin, San Francisco, Seattle, Los Angeles e, in Europa, a Vienna, Lisbona, Madrid e Bruxelles. Infine, nell’agenda di Guerra vi sono le ipotesi Washington Dc, Miami, San Paolo, Barcellona e Houston”.
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