Si fanno sentire subito gli effetti post-Brexit dell’export Made in Italy: in gennaio 2021, il primo dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, le esportazioni di cibo e bevande Oltremanica sono crollate del 27,8%, secondo quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Istat, che evidenzia però anche un incoraggiante +29,2% nello stesso periodo dell’esportazioni in Cina, primo Paese ad uscire dalla pandemia.
Gli ostacoli burocratici ed amministratici frenano gli scambi con l’Uk del Belpaese, al quarto posto tra i partner commerciali per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Usa. Lo scorso anno il valore dell’export agroalimentare tricolore in Uk è stato di 3,4 miliardi di euro, con il vino (in primis, il Prosecco) in testa, seguito dai derivati del pomodoro, ma è rilevante, spiega Coldiretti, anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano.
La violazione degli accordi sulla Brexit, aggiunge Coldiretti, rischia di favorire l’arrivo nell’Unione Europea di cibi e bevande non conformi agli standard sicurezza Ue ma anche contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tutelati, dal Parmigiano al Chianti. Per questo Coldiretti sostiene l’iniziativa dell’Unione Europa che ha avviato la procedura di infrazione nei confronti della Gran Bretagna per aver violato disposizioni sostanziali stabilite dal protocollo sull’Irlanda e sull’Irlanda del Nord. Si tratta, infatti, di un rischio reale, come dimostrano le vertenze Ue del passato nei confronti di Londra con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. Ma è anche possibile che senza i controlli sul rispetto delle regole sanitarie dell’Unione Europea in Irlanda del Nord arrivino prodotti vietati nell’Unione come il pollo al cloro o la carne agli ormoni permessi in Nord America. Senza controlli alle frontiere la Gran Bretagna, dice la Coldiretti, potrebbe infatti diventare il cavallo di troia per l’arrivo del falso Made in Italy che nel mondo fattura 100 miliardi e che vede tra i maggiori contraffattori gli Usa, con i quali gli inglesi stanno negoziando un accordo commerciale, ma anche il Canada e l’Australia che fanno parte del Commonwealth.
Un segnale di speranza per il post Covid arriva, invece, dall’aumento del 29,2% dell’esportazioni Made in Italy in Cina, il primo Paese ad uscire dalla pandemia con la ripresa del commercio, dell’economia e dell’occupazione. Le esportazioni, sottolinea la Coldiretti, crescono in tutti i settori più significativi del Belpaese, dall’abbigliamento (+95,7%) all’alimentare (+19,4%), dalle automobili (+124,9%) ai mobili (+4%).
Si tratta di un mercato con grandi margini di crescita che ha anticipato la ripresa economica auspicata a livello globale nei prossimi mesi con l’avanzare della campagna mondiale di vaccinazione. Una conferma, conclude la Coldiretti, dell’esigenza di sostenere e mantenere vivo il tessuto produttivo nazionale nei settori di riferimento per consentire all’Italia un rapido rilancio economico ed occupazionale.
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