Sarà l’effetto Covid che spinge molte persone ad uscire meno di casa e quindi a limitare la spesa al supermercato. Oppure un’attenzione finalmente concreta a quello che si consuma e a ciò che viene gettato nel cestino. Qualunque sia la ragione il risultato è che più di un italiano su due (e precisamente il 54%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando strategie precise e, soprattutto, virtuose: dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza ma anche ad una spesa che guarda al “km 0” (e quindi dal campo alla tavola) e che privilegia prodotti più freschi che durano di più. Emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè diffusa nella prima Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, di scena oggi, 29 settembre.
Gli italiani oggi adottano soluzioni multiple e diversificate per contenere lo spreco di cibo. La strategia più diffusa (74%) è quella di una spesa più oculata acquistando solo quello che serve. Nel 38% dei casi, invece, si torna all’antica tradizione italiana e contadina di usare quello che avanza per il pasto successivo. In un caso su quattro (25%) viene data più attenzione alla scadenza dei prodotti oppure alla riduzione delle quantità acquistate (24%) evitando così di riempire il carrello con cibo che non serve o che rischia di rovinarsi a forza di stare nel frigo o nella dispensa senza essere toccato. Esiste anche un 7% che sceglie di donare in beneficienza i prodotti alimentari non consumati. Cambiamenti e dati positici incoraggiati - sottolinea Coldiretti che parla però ancora di “situazione comunque preoccupante” - anche dall’emergenza Coronavirus che tra lockdown e smart working, ha fatto emergere negli italiani una maggiore consapevolezza sul valore del cibo. Non a caso si è assistito al ritorno tra i fornelli in cucina, al piacere del fai da te e della riscoperta del piatti con gli avanzi e la preparazione delle conserve.
“Il risparmio del cibo - precisa Coldiretti - non è solo un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Lo spreco alimentare nelle case degli italiani ammonta comunque a 36 kg all’anno pro capite e cresce nell’estate con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi”.
Un trend che lascia ben sperare visto che ancora c’è molto da migliorare. “ogni famiglia italiana - conclude Coldirettti - getta nella spazzatura cibo per un valore di 4,91 euro la settimana per un totale di 6,5 miliardi che sale notevolmente se si considera l’intera filiera dai campi alla ristorazione, con una riduzione peraltro del 25% dello spreco domestico rispetto all’anno precedente”.
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