A poche ore dalle elezioni che hanno formato il nuovo Parlamento Ue, l’agricoltura italiana fa sentire la sua voce. Perchè il compimento della riforma della Pac, che vale il 40% del bilancio Ue, e che metterà a punto il quadro normativo europeo in cui si muoverà l’agricoltura tra il 2021 ed il 2028, è una priorità assoluta. E tanti sono i dossier rimasti aperti: da quello sul bilancio (che prevede tagli alla Pac che, per l’Italia, vorrebbero dire oltre 3 miliardi di euro in meno) al tema delle misure sul “greening” e la sostenibilità, e non solo. Sui tagli, il vicepremier e leader della Lega, uscita dalle urne come primo partito italiano, ed il Ministro delle Politiche Agricole Centinaio, promettono battaglia: “io, da Ministro dell’agricoltura - ha detto Centinaio - sarò in prima linea su due dossier cruciali. Quello delle etichettature, con cui chiediamo che si rispetti l’indicazione in base alla quale i prodotti made in Italy vengano coltivati, pescati, allevati e prodotti nel nostro Paese. E la Politica Agricola Comunitaria, ovvero i fondi che l’Europa assegna agli Stati membri per sviluppare l’agricoltura. Il taglio di 3,4 miliardi nei confronti dell’Italia è inaccettabile, siamo pronti alle barricate”. Taglio su cui, ovviamente, tutte le organizzazioni agricole sono fermamente contrarie. Ma ad accendere i desideri dell’agricoltura italiana sono arrivate anche le dichiarazioni dello stesso Salvini, che, in fase di ridefinizione anche della Commissione Europea e delle Commissioni di settore, ha annunciato che l’Italia ne chiederà una con “portafoglio”, tra cui proprio quella Agricoltura. Obiettivo tutt’altro che facile, prima di tutto perchè nonostante il successo della Lega in Italia e di altre forze sovraniste in Europa, queste rappresentano ancora una quota minoritaria nell’europarlamento. Che non eleggerà il presidente della Commissione prima di luglio, e poi i diversi commissari non prima di ottobre.
Intanto, almeno fino al 2 luglio, a guidare la Commissione Agricoltura del Parlamento Ue sarà Paolo De Castro (rieletto con il Pd), attuale primo vice presidente, che sarà il presidente facente funzione per effetto della non rielezione del presidente uscente, il Polacco Adam Siekierski (e che guiderà il consiglio informale dei Ministri dell’Agricoltura in programma nei prossimi giorni a Bucarest, ndr). La cui presenza, insieme alla riconferma Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei), fa ben sperare, conferma lo stesso De Castro a WineNews, nella continuità di esistenza dell’“Intergruppo Vino”, organismo informale, ma fondamentale per le istanze della filiera. Tra gli europarlamentare italiani eletti, impegnati direttamente in agricoltura, da segnalare anche Marco Zullo, in quota 5 Stelle.
Intanto, oggi cominciano le grandi manovre, con l’incontro informali dei capi di Stato e di Governo a Bruxelles, dove cominceranno, con ogni probabilità, i primi “sondaggi” e trattative.
E se Coldiretti ha subito plaudito alle parole di Salvini, sulla possibile richiesta del Commissario all’Agricoltura per l’Italia, arriva anche la posizione di Confagricoltura: “Se contassero solo le cifre e la qualità del nostro sistema di settore - ha detto il presidente Massimiliano Giansanti - non dovrebbero esserci grandi ostacoli alla nomina di un italiano quale prossimo commissario europeo all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale. Il percorso è ancora lungo. La nuova Commissione si insedierà il 1 novembre prossimo ma le trattative sono, di fatto, già iniziate e sarebbe utile indicare con chiarezza quelle che sono le aspettative dell’Italia. In alternativa a quello agricolo, si dovrebbe puntare su un portafoglio economico, perché è sul rilancio dell’economia, degli investimenti e dell’occupazione che si giocherà il futuro del progetto europeo. Va anche ricordato che la commissaria italiana uscente, Mogherini, riveste anche la carica di vicepresidente dell’Esecutivo di Bruxelles”.
Chiaramente, nei pensieri di Confagricoltura, c’è la Pac, e la speranza è che questa continui “a garantire la sicurezza alimentare e rafforzare il ruolo del settore ai fini della protezione e della conservazione delle risorse naturali. “La nuova assemblea ha davanti sfide importanti per l’Europa, - continua Giansanti – per noi agricoltori l’Ue ha soprattutto sul tavolo la riforma della Pac, determinante e urgente per la nostra agricoltura, ma come imprenditori che operano in un mercato comune chiediamo regole europee reciproche, partendo dal sistema fiscale, che invece oggi opprime le aziende italiane e le penalizza rispetto agli altri Paesi. L’armonizzazione delle norme deve riguardare anche il costo del lavoro e le pratiche ambientali per costruire un’Europa più competitiva in ambito internazionale. Per farlo, dobbiamo avere un’Italia più coraggiosa e lungimirante nelle riforme, capace di essere protagonista in questa battaglia. Siamo pertanto al fianco dei nostri parlamentari che condividono queste esigenze e intendono affrontarle con tempestività”.
“Gli agricoltori italiani attendono risposte dalla prossima legislatura - ha detto il presidente della Cia-Agricoltori Italini, Dino Scanavino - a partire dal mantenimento dell’attuale livello di spesa della Pac fino all’accelerazione della riforma post 2020, in termini di semplificazione e innovazione, con un progetto europeo di governo delle aree interne e nuovi accordi di libero scambio che sostengano l’export italiano e tutelino i prodotti sensibili da un import senza regole. Sono questi gli assi principali d’intervento su cui progettare L’Europa che vogliamo, rispetto ai quali chiediamo piena collaborazione ai membri italiani della nuova legislatura perché dalle nuove politiche comunitarie dipenderà il rilancio del processo d’integrazione dell’Unione e anche il futuro dell’agricoltura”. Settore che, ricorda la Cia, è strutturale per l’Italia: “solo nell’ultimo decennio i lavoratori del settore sono aumentati del 21%, mentre nel biologico si rileva una crescita del 60% di cui ha beneficiato tutto il made In Italy agroalimentare senza dimenticare come la spinta propulsiva europea abbia dato linfa vitale all’export (+40%), trainato dalla punta di diamante delle certificazioni di qualità, arrivate a 299 tra Dop e Igp”.
“Sono quasi 50 anni che nella Commissione Europea la responsabilità del settore primario non viene assegnata all’Italia che è il primo Paese dell’Unione per valore aggiunto agricolo ma anche per qualità delle produzioni”, rilancia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “L’agricoltura nazionale è la più green d’Europa con l’Italia che - precisa Prandini - è l’unico Paese al mondo con 5.155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60.000 aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare. Proprio su questo l’Italia può fare da apripista in Europa sulla trasparenza dell’informazione ai consumatori estendendo a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti e consentire di sapere da dove viene il grano impiegato nella pasta, il latte utilizzato nei formaggi, o il pomodoro nella salsa. L’Italia - denuncia Prandini - grazie al pressing della Coldiretti è all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni sulle etichette degli alimenti ma questo primato rischia di essere cancellato dall’entrata in vigore nell’aprile 2020 delle norme europee fortemente ingannevoli per i consumatori. Un Commissario italiano peraltro occuperebbe un posto chiave nelle politiche europee con l’agricoltura che è settore più integrato dell’Unione e per questo rappresenta la voce più importante del bilancio comunitario ma - conclude Prandini - è anche strategica negli accordi commerciali dove è anche necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino lo stesso percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”.
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