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EMERGENZA CIBO: 74 MILIONI DI POVERI IN EUROPA. MARINI (COLDIRETTI): UNIONE EUROPEA NON È PROTEZIONISTA, IN EUROPA ARRIVA 85% PRODOTTI AGRICOLI AFRICANI

In Europa il problema alimentare riguarda potenzialmente più di 74 milioni di cittadini che vivono oggi al di sotto della soglia di povertà: è emerso nel Forum Internazionale “Allarme cibo, l’Europa risponde”, organizzato da Coldiretti e Studio Ambrosetti, a Bruxelles, per l’apertura della Conferenza Fao sull’alimentazione a Roma.

Gli effetti dell’emergenza cibo internazionale si fanno sentire anche in Europa dove, insieme all’aumento dei prezzi dei beni alimentari che sono saliti ad aprile su base annua del 7,1% nell’Unione europea, potrebbe presto cambiare il menù sulle tavole per lo stop alle forniture di molti prodotti base per l’alimentazione: le principali catene di supermercati inglesi hanno iniziato a razionare le vendite di riso, gli allevatori tedeschi hanno interrotto le consegne di latte alle industrie con effetti anche in Italia che importa il 40% del proprio fabbisogno e dove è già partito lo sciopero del prosciutto che farà mancare Parma, San Daniele e altri prodotti tipici della salumeria dagli scaffali. E questo nonostante il fatto che, secondo l’Eurostat, i prodotti che sono cresciuti di più al consumo sono latte e formaggi (14, 9%), e pane e cereali (+10,7%).

Di fronte all’emergenza cibo, l’Europa ha il dovere - sostiene la Coldiretti - di adottare una politica agricola coerente con l’esigenza chiudere le porte alla speculazioni sulla fame in atto e di garantire l’approvvigionamento con una produzione alimentare di qualità al giusto prezzo per imprese e consumatori. Un modello di sviluppo sostenibile, economicamente e socialmente, per rispondere al nuovo quadro di riferimento caratterizzato da un volatilità dei prezzi per effetto dall’aumento della domanda, dai cambiamenti climatici, dalle speculazioni finanziarie.

L’impennata dei prezzi degli alimenti e la ricerca di materie prime per produrre biocarburanti hanno “rilegittimato” fortemente il ruolo dell’agricoltura in un’Europa che - ha sottolineato il presidente della Col diretti, Sergio Marini - è un importatore netto di prodotti agricoli con una bilancia commerciale negativa di 6 miliardi di dollari e che negli ultimi anni ha visto ridurre numero di imprese agricole e il terreno coltivato.

La crisi alimentare non si risolve con i prezzi bassi all’origine per i produttori perchè questi non consentono all’agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. “La politica agricola - ha precisato Marini - deve saper mantenere il sistema produttivo europeo efficiente con un sistema diffuso di imprese sul territorio anche in condizioni difficili affinché possa essere efficace nel reagire alle sollecitazioni di un mercato che cambia rapidamente”.

La situazione attuale conferma la validità della scelta fatta dall’Europa di riformare la Politica Agricola Comune (Pac) per dare alle imprese la possibilità di rispondere in tempi rapidi alla domanda del mercato senza chiudere le porte alle importazioni dai paesi più poveri con l’Unione Europea, che è il primo importatore di prodotti agricoli dai Paesi in Via di Sviluppo, con un valore pari circa a quello di Usa, Giappone, Canada ed Australia messi insieme ed in Europa arrivano l’85% delle esportazioni agricole africane e il 45% di quelle del Sud America. “Una dimostrazione - ha sottolineato il presidente della Coldiretti - di come siano false le accuse di protezionismo per la politica agricola europea che ha affrontato tre profonde riforme negli ultimi dieci anni”.

Senza politica agricola comune ci sarebbero meno produzione, più importazioni e prezzi più alti: “per questo occorre - ha continuato Marini - sostenere e qualificare la politica agricola comune per non aggravare il problema dell’approvvigionamento alimentare dell’Europa in un momento in cui molti paesi produttori stanno chiudendo le frontiere con limitazioni alle esportazioni e ripercussioni anche per l’Italia che importa quasi la metà del proprio fabbisogno in settori chiave come i cereali, la carne e il latte”.

Il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha espresso “un giudizio positivo” sulle proposte di revisione della politica agricola, il cosiddetto “stato di salute della Pac”, presentate dal Commissario Europeo all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, intervenuta all’incontro insieme al vice presidente del Parlamento Europeo Mario Mauro e al vice presidente della Commissione Europea Antonio Tajani.

Con l’abolizione dei sostegni alle terre non coltivate ci sarà la possibilità - ha sottolineato - di mettere a coltura fino a quasi 3 milioni di ettari in Europa dei quali duecentomila in Italia per una produzione aggiuntiva di oltre un milione di tonnellate di cereali, pari al 15% in più della produzione attuale. Inoltre la flessibilità introdotta ha permesso una forte e pronta reazione del sistema produttivo come dimostra l’esperienza recente del grano in Italia dove all’aumento della domanda internazionale ha fatto seguito immediatamente una crescita delle semine del 18% per il duro e del 14% per il tenero.
Le novità proposte rappresentano una buona base di partenza su cui negoziare per cogliere le risorse che l’agricoltura europea può offrire di fronte all’emergenza cibo a livello globale. “I principi delle proposte sono coerenti - ha concluso Marini - rispetto all’esigenza di garantire una adeguata offerta di prodotti, la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente. L’abolizione dei sostegni alle terre non coltivate (set aside) e il consolidamento della scelta di slegare il sostegno dal tipo di prodotto (disaccoppiamento) sono poi un importante passaggio per permettere alle imprese di confrontarsi senza mediazioni con il mercato e di orientare le produzioni in maniera rapida ed efficace dove la forbice tra domanda e offerta è più ampia e si fa più sentire la tensione sui prezzi”.

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