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EMERGENZA KIWI: “OCCORRONO URGENTI MISURE COORDINATE PER FRONTEGGIARE UN’EPIDEMIA CHE HA GIA’ COLPITO PESANTEMENTE LE COLTIVAZIONI. A RISCHIO MIGLIAIA DI IMPRESE E UN GIRO D’AFFARI DI 10 MILIARDI DI EURO”. COSI’ IL PRESIDENTE CIA, GIUSEPPE POLITI

È epidemia per le produzioni italiane di kiwi. Le dimensioni e la virulenza della batteriosi che colpisce una delle produzioni di maggior qualità dell’agricoltura italiana rendono sempre più urgenti interventi tempestivi e coordinati da parte delle autorità competenti. È per questo che il presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi si è rivolto al Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano chiedendo l’apertura immediata di un tavolo straordinario “che possa favorire il monitoraggio del fenomeno, il coordinamento degli interventi tecnici e risarcitori per gli agricoltori e l’attivazione di adeguati programmi di ricerca”.

“La coltivazione di kiwi - ricorda Politi - è una realtà importante per la nostra agricoltura: oltre 500.000 tonnellate prodotte su 29.000 ettari, con un fatturato al consumo che si aggira attorno ai 10 miliardi di euro. E rappresenta il 10% della frutticoltura italiana, con una quota significativa destinata all’esportazione. Un autentico patrimonio agroalimentare oggi minacciato da una batteriosi altamente contagiosa che ha già pressoché distrutto le coltivazioni a polpa gialla, la varietà più pregiata e anche la più sensibile al patogeno, e ha colpito quelle a polpa verde in una percentuale variabile dal 6 al 30%. La gravità della crisi - aggiunge Politi - richiede dunque una risposta istituzionale immediata, più coordinata e decisa”.

Si tratta di un’emergenza che ha già assunto dimensioni allarmanti, finora sottovalutate dalle autorità di competenza. È per questo che la Cia ha recentemente costituito un’unità di crisi che intende sollecitare una completa mappatura del fenomeno, l’attivazione di un coordinamento delle azioni di ricerca per individuare le più idonee misure di prevenzione e controllo e, soprattutto, per costituire geneticamente ceppi e cultivar resistenti che individuino gli impianti colpiti e il loro grado di infezione per affrontare in modo sistematico l’azione di contenimento e l’eradicazione.

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