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ANALISI WINENEWS

Emilia Romagna e Marche, tra le vigne sott’acqua e la minaccia della peronospora

Dopo i temporali, una ricognizione nei territori devastati dalle inondazioni, ma pronti a reagire alle difficoltà
ALBERTO MAZZONI, ALLUVIONE, CLAUDIO BIONDI, CLIMATE CHANGE, DANNI, EMILIA ROMAGNA, FILIBERTO MAZZANTI, GIANMARIA CESARI, LAMBRUSCO, MALTEMPO, MARCHE, vino, VITICOLTURA, Italia
Dopo le piogge, il punto sui vigneti di Emilia Romagna e Marche

L’allerta non è finita, la paura neanche, ma dopo tre giorni di pioggia, Emilia Romagna e Marche provano a rialzare la testa dal fango e, quantomeno, a fare una prima conta dei danni. Difficile, perché ci sono vaste pianure ancora sommerse dall’acqua, e zone difficilissime da raggiungere, con frane che frammentano la normale viabilità, e ponti crollati sotto la forza delle esondazioni. Situazione drammatica e complessa, che non ha ovviamente risparmiato nessun settore produttivo, neanche il vino, con i vigneti di pianura finiti sotto più di un metro d’acqua, e quelli di collina alle prese con frane e dilavamenti. In un quadro, a dir poco drammatico, destinato ad aggravarsi di nuovo nel fine settimana, la paura per la vite può apparire di secondaria importanza, ma nei territori tutto si tiene e tutto è interconnesso, dalla tenuta idrogeologica alla tenuta del tessuto economico.

Restringendo allora lo sguardo sul campo di nostra competenza, quello vitivinicolo, la mappa dei danni e delle preoccupazioni assume tonalità diverse, a seconda dei territori considerati, con alcuni elementi comuni a tutti, specie in pianura: prima di tutto, con le vigne per ore ed ore sott’acqua, si rischiano dinamiche di asfissia dell’apparato radicale. La criticità maggiore, però, riguarda la totale impossibilità di accedere ai vigneti con i mezzi agricoli per garantire alla pianta, in un momento fondamentale come quello della prefioritura, la giusta difesa fitosanitaria. In queste condizioni, infatti, la vite è esposta come non mai alle malattie funginee, su tutte la peronospora, che le basse temperature sta quantomeno rallentando.

Per fare il punto, WineNews ha sentito alcuni dei protagonisti del settore vino di Emilia Romagna e Marche, come Gianmaria Cesari, alla guida della Umberto Cesari, sulle colline tra Bologna e Imola, Filiberto Mazzanti, direttore Consorzio Vini di Romagna, che abbraccia le Doc Colli d’Imola, Colli di Faenza, Colli Romagna Centrale e Rimini, tra i territori più colpiti, Claudio Biondi, presidente Consorzio del Lambrusco, che ha il suo cuore produttivo nelle province di Modena e Reggio Emilia, e Alberto Mazzoni, direttore Istituto Marchigiano Tutela Vini, che riunisce tutte le denominazioni delle Marche, dove i danni sono stati più contenuti, ma la preoccupazione è comunque grande.

“Non voglio usare la parola disastro, perché sarebbe ingeneroso nei confronti di tanti colleghi di pianura che stanno vivendo drammi veri, sia dal punto di vista personale che dal punto di vista lavorativo”, racconta Gianmaria Cesari. “Sentendo i colleghi delle province di Imola e Forlì, le piante sono state per 72 ore sotto un metro d’acqua, rischiando l’asfissia. In collina, invece, dobbiamo fare i conti con smottamenti e frane, che hanno trascinato con sé anche qualche vigneto, ma è una situazione tutto sommato gestibile. Nonostante drenaggi e canali di scolo funzionali, comunque, 300 mm di acqua in 36 ore - con punte di 28-29 mm all’ora - sono impossibili da gestire. Il problema è che dopo tre mesi e mezzo di siccità la terra, a 40 centimetri di profondità, è stata incapace di assorbire l’acqua, finendo per gonfiare i fiumi e, adesso, riversarsi in mare. Come in ogni situazione drammatica, però, lo spirito del popolo emiliano romagnolo - ci tiene a sottolineare Gianmaria Cesari - ha una straordinaria capacità di reagire alle difficoltà”.

La situazione, come detto, è però generalmente molto complicata, specie nei territori compresi nel Consorzio Vini di Romagna, dove, tra le conseguenze meno drammatiche, ma dall’alto valore simbolico per tutto il mondo del vino italiano, c’è anche la doverosa sospensione di “Vini ad Arte 2023”, l’anteprima dei Romagna Sangiovese e dei Romagna Albana ai media italiani e internazionali, firmata dal Consorzio di Romagna, di scena il 30 maggio nella cornice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Qui, "la maggior parte delle strade di accesso sono state sbarrate dalla Protezione Civile, e questo rende ovviamente difficile avere un quadro preciso della situazione”, racconta Filiberto Mazzanti, direttore Consorzio Vini di Romagna.Ci sono tanti vigneti compromessi, tante strade collinari e montane massacrate se non addirittura implose. Abbiamo registrato due eventi, ciascuno di 36 ore, con la caduta di 4-500 mm di pioggia, ancora di più nelle zone appenniniche. In territori spesso fragili, perché meno presidiati di un tempo, le lastre di arenaria fanno da piano di scorrimento facilmente, e gli smottamenti, o i distacchi di roccia, portano alla perdita di interi tratti di strada. La paura adesso è per il dopo, per gli effetti delle infiltrazioni ed i rischi che ne possono seguire”. Andando idealmente tra i filari, “ci sono tanti vigneti in cui è difficile accedere con i mezzi meccanici, e questo è un problema: il tempo dovrebbe volgere al bello a giugno, con le temperature che schizzeranno a 30 gradi, e la peronospora a dilagare, per cui bisogna trattare. Penso ai tantissimi biologici, che avranno enormi difficoltà, e sarà quello il risvolto peggiore di una situazione che non ci arride. Prevedo perdite ingenti di raccolti, speriamo solo che non siano tantissimi i terreni colpiti, ma per ora è ancora difficile fare una stima, ed il cielo fa sempre paura ...”, conclude Filiberto Mazzanti.

Decisamente migliore la situazione “nell’areale del Lambrusco, ossia Modena e Reggio Emilia, che non ha avuto danni evidenti come quelli registrati nelle province limitrofe, come Bologna, Imola e Faenza”, rassicura, per quanto possibile, Claudio Biondi, presidente del Consorzio del Lambrusco. “La piovosità eccezionale di questi giorni ha portato ad allagamenti nei vigneti della medie e bassa pianura dove, a tutt’ora, impossibile l’accesso ai mezzi agricoli per effettuare la difesa fitosanitaria, in una fase fenologica delicata e particolarmente ricettiva per le malattie funginee come quella della prefioritura. Per la fascia collinare, dove non c’è stato ovviamente ristagno d’acqua, ci sono stati invece fortissimi dilavamenti, specie nei territori del Lambrusco Grasparossa, come Canossa e Scandiano, con fenomeni di erosione dei vigneti, specie quelli lavorati. È prematuro parlare dei danni, ci vorranno un paio di settimane per avere un quadro completo”.

Un altro aspetto da sottolineare è che con questa piovosità “la pianta ha avuto un’attività vegetativa importante, per cui se la fase apicale, e quindi quella fogliare, dovesse avere il sopravvento sull’alimentazione del grappolo, l’allegagione potrebbe avere delle difficoltà, e in quel caso, la pianta entrerebbe in squilibrio. Sicuramente siamo in una fase delicata, siamo quindi a grosso rischio di malattie funginee, come peronospora e oidio, ma le temperature medie molto basse per la stagione potrebbero aver protetto il vigneto. Bisogna capire quanto durerà la tregua meteo, così da permettere ai viticoltori di entrare in vigna e dare i trattamenti, perché la tempestività dell’intervento diventa determinante, specie nei vigneti a conduzione biologica, che hanno meno armi”, aggiunge Claudio Biondi. Infine, nell’areale di Modena, Reggio, Piacenza, che hanno avuto meno problemi, “c’è un’incognita sul fenomeno di asfissia radicale: se l’apparato rimane sott’acqua per molte ore si potrebbero determinare dinamiche di asfissia dell’apparato radicale”.

Infine, la situazione delle Marche, dove l’apprensione, per il mondo vitivinicolo, è legata “all’impossibilità di tornare tra i filari per poter garantire alla vite i trattamenti fitosanitari necessari, specie nei tantissimi ettari vitati a conduzione biologica che abbiamo nelle Marche, una problematica che, con il perdurare del maltempo e delle precipitazioni, rischia di aggravarsi ulteriormente”, spiega Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini, ricordando che in pochi giorni sono caduti “160 mm, sui 700 mm totali che cadono nell’arco dell’anno. Il perdurare di questa umidità, accompagnata da temperature miti se non calde, favorisce lo sviluppo della peronospora. Siamo in un momento fenologico delicatissimo, perciò ci vuole grande attenzione, ma al momento di entrare un vigna con il trattore non se ne parla neanche”. Quella dei produttori marchigiani, però, non è apprensione, quanto “modesta preoccupazione”, rassicura Mazzoni, dando una lettura comunque ottimistica, nella consapevolezza che “in questo momento c’è ben poco da fare, possiamo solo aspettare, gestendo la pressione delle malattie funginee con attenzione. Di certo, non c’era alcun bisogno di tutta quest’acqua, nelle Marche la siccità non era ancora un pericolo. Dobbiamo essere equilibrati, sapendo che la nostra è una Regione ad alta vocazione biologica, per cui il pericolo è maggiore: ci siamo dati un disciplinare conforme alle normative comunitarie, ma l’abbinamento di caldo e umidità crea le condizioni ideali per la peronospora. La speranza è che torni presto il sole ad asciugare i vigneti...”, conclude Alberto Mazzoni.

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