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Escluso dal G-8, il presidente russo Vladimir Putin prova a riallacciare i rapporti con l’Europa. E lo fa dall’Expo dove, per le celebrazioni del National Day della Russia, incontra il premier Renzi e ricorda i numeri e gli impegni di Mosca

Escluso dal G-8, che infatti ad Elmau, in Germania, è diventato G-7, il presidente russo Vladimir Putin prova, anche grazie alla vetrina dell’Expo, a riallacciare i rapporti con il Vecchio Continente, conscio che le sanzioni imposte da Usa ed Europa non danneggiano solo l’economia di Mosca. Nei primi due mesi del 2015, in effetti, l’interscambio commerciale della Russia con il resto del mondo è sceso a 83,3 miliardi di dollari, crollando del 30,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente, come raccontano i dati della Rosstat, l’agenzia federale per le statistiche. Tra i settori che hanno lasciato di più sul terreno, quello del food, con le importazioni giù del 42,5%, un comparto in cui, comunque, l’Italia è riuscita a limitare i danni visto che il “niet” russo non colpito prodotti chiave come la pasta, il vino e l’olio. L’Italia, nel complesso, ha “parato il colpo”, chiudendo con un -21% sulla bilancia commerciale, passando da un interscambio commerciale con la Russia di 30 miliardi a 25. È con queste premesse che Putin, oggi, ha aperto ufficialmente le celebrazioni del National Day della Russia, in programma oggi a Expo Milano 2015, accolto dal premier Matteo Renzi e dal Commissario Unico delegato del Governo per Expo, Giuseppe Sala. “Russia e Italia - ricorda il presidente russo - sono legate da strettissimi rapporti che durano da oltre cinquecento anni. Il vostro Paese è un nostro importantissimo partner commerciale in Europa, un solido investitore. La Russia è stata tra i primi Paesi ad aderire all’Esposizione Universale e siamo sicuri che i visitatori del Padiglione, tra i più grandi con i suoi 4.000 metri quadrati, sperimenteranno la nostra tradizionale ospitalità”. Quindi, di fronte ad una platea in cui spiccavano le presenze dei ministri degli Esteri e dello Sviluppo Economico, Sergei Lavrov e Alexei Ylyukayev, ma anche quella del nostro Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, ha voluto sottolineare l’importanza della produzione agroalimentare del suo Paese: “nel 2014 abbiamo avuto un raccolto di grano superiore ai 105 milioni di tonnellate. Una produzione record che ci ha permesso di contribuire anche alla sicurezza alimentare nel mondo in quanto abbiamo riservato alle esportazioni oltre 30 milioni di tonnellate”.
Il premier italiano, Matteo Renzi, da parte sua, ha ringraziato la Russia “per aver contribuito al successo della preparazione di Expo Milano 2015. Lo scambio culturale tra i nostri Paesi è una delle caratteristiche che ha reso grande il rapporto tra le nostre nazioni”, assicurando che “lavoreremo insieme per fare non solo di dell’Esposizione Universale un grande momento di riflessione e approfondimento, ma anche per riuscire a ripartire dalla tradizionale amicizia fra Italia e Russia per cercare di affrontare le sfide, sia quelle che ci vedono oggi su posizioni divergenti sia quelle che ci vedono uniti”. E dopo i saluti ufficiali, Vladimir Putin e Matteo Renzi hanno visitato il Padiglione russo, non prima di essersi concessi qualche battuta (“voglio sperare che non ci sia vodka a quest’ora, non ho il fisico”, ha scherzato Renzi quando gli è stato offerto un bicchiere di Kvas) per poi spostarsi a Palazzo Italia per un incontro bilaterale, dopo un una breve conversazione con il Ministro Martina.

Focus - Coldiretti: da sanzioni boom del falso made in Italy in Russia
Le sanzioni che hanno portato allo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia hanno provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, con la produzioni casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato un sorprendente aumento del 30% e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o grana padano. Lo dice un monitoraggio della Coldiretti, divulgato oggi, per la visita del presidente Vladimir Putin in Italia in concomitanza dell’annuncio del capo dell’amministrazione presidenziale, Serghei Ivanov, che la Russia non ha intenzione di revocare l’embargo sull’import alimentare dai Paesi che hanno varato sanzioni economiche nei suo confronti.
Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. A potenziare la produzione del falso made in Italy non è stata però solo l’industria russa ma, sottolinea la Coldiretti, anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. In Russia è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine brasiliana o argentina.
Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano ed i consumatori russi ingannati potrebbero non volere più il made in Italy sulle loro tavole. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu. Secondo l’analisi ella Coldiretti si tratta di danni indiretti destinati a durare nel tempo che moltiplicano le perdite già subite dall’agroalimentare italiano che ha visto praticamente dimezzare le esportazioni in Russia (-53,8%) nel primo bimestre del 2015 dopo che l’embargo iniziato il 6 agosto del 2014 aveva già comportato un calo delle spedizioni di circa 100 milioni di euro. L’impossibilità di esportare sul mercato russo frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha peraltro provocato una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori.

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