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“ESPELLEREMO DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE TUTTI COLORO CHE OPERANO IN MANIERA CRIMINALE”. COSÌ IL PRESIDENTE DEL SILB, MAURIZIO PASCA, SUGLI ESERCIZI CHE SOMMINISTRANO ALCOLICI AI MINORI DI 16 ANNI. UN ATTO PRECISO DI ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ

Inasprimento delle pene per la guida in stato di ebbrezza (articolo 689 del Codice Penale), precursori nei locali, tolleranza zero per alcune categorie (autotrasportatori, neopatentati, ecc.), tutte misure che possono anche avere una loro efficacia, ma che non “attaccano alla radice” il problema dell’abuso di alcol. Che si affronta sul piano dell’educazione e della cultura, da un lato, e su quello della responsabilità, dall’altro. Cioè, da quello di chi vende o somministra bevande alcoliche. Per questo l’Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo (Silb) - aderente alla Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) - ha deciso di intervenire direttamente ed in modo incisivo sul tema della somministrazione illegale di alcolici ai minori di 16 anni.

Come? Monitorando e prendendo provvedimenti contro quei gestori che, contravvenendo alla legge, continueranno a vendere bevande alcoliche ai ragazzi. “Espelleremo dalla nostra associazione tutti coloro che operano in maniera criminale. Sono d’accordo con l’idea di lanciare una task force per il rispetto tassativo del divieto di somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 16 anni, come stabilisce il codice penale sin dal 1930. L’operato scriteriato di pochi gestori danneggia l’immagine dell’intera categoria”, ha detto il presidente del Silb, Maurizio Pasca.

D’altronde, nessuno meglio degli esercenti entra direttamente in contatto con i consumatori, quindi il ruolo dei pubblici esercizi diventa fondamentale nel rapporto con il cittadino. Solo gli esercenti sono in condizione di poter rifiutare la somministrazione a minori di 16 anni e a persone in evidente stato di ebbrezza. Con la campagna “Tolleranza Zero” gli esercenti daranno vita ad un’azione di autodisciplina per evitare in tutti i modi, non solo la somministrazione, ma anche la vendita di alcol (che invece la legge permette) a chi non ha compiuto i 16 anni nella piena consapevolezza dei danni a cui vanno incontro i giovanissimi. Un segnale importante di assunzione di responsabilità da parte di chi - volente o nolente - è “in prima linea” sul fronte dell’educazione al bere.

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