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Esplode il “Mafia marketing” nel mondo: dalle insegne ai cibi, un danno totale per il made in Italy

Coldiretti: sono quasi trecento i ristoranti che nel mondo sfruttano a tavola gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata

Come è noto una insegna e un nome di un locale sono i primi catalizzatori di interesse per chi sceglie un ristorante per cenare o sorseggiare un caffè. Molto meno normale ed etico è voler farsi notare usando nomi di organizzazioni criminali, personaggi “cult” della malavita o frasi simbolo di un certo ambiente. Un fenomeno classificato come “Mafia marketing”, il risultato è che sono quasi 300 i ristoranti che nel mondo si richiamano nel nome alla mafia, sfruttando a tavola gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata e danneggiando, allo stesso tempo, l’immagine del Belpaese. Mostra uno scenario che invita a riflettere l’analisi Coldiretti, condotta sulla banca dati del sito web Tripadvisor dove sono recensiti i locali di tutto il mondo, è stata presentata a Palermo (Villaggio Contadino), con la protesta dei giovani agricoltori di Coldiretti e l’allestimento della mostra dei prodotti mafia style scovati in tutto il globo.
“In Spagna - spiega Coldiretti - è possibile mangiare da “El padrino”, da “La dolce vita del padrino” e da “Baciamo le mani” e anche nella martoriata Ucraina c’è una catena di locali “Mafia” dove servono pizza e altri piatti della cucina internazionale e persino un “Karaoke bar mafia”. Il richiamo a Cosa nostra è, infatti, assolutamente trasversale a culture e piatti di tutto il mondo e se negli Stati Uniti troviamo i locali “Felafel mafia” e “Sushi mafia”, in Germania ci sono i “Burger mafia”, in Indonesia “Nasi goreng mafia”, in Egitto “Mafia pizza” e in Brasile “Al Capone Pizza di Mafia”. In Austria c’è anche il ristorante “Mafiosi”, in Finlandia si mangia da “Don Corleone” e in Francia da “Cosa nostra”. E non mancano divagazione sul tema, se è vero che in Russia c’è un ristorante chiamato “Camorra”. Un fenomeno odioso che nasce in molti casi dall’ignoranza o dalla scarsa sensibilità verso il dolore provocato dalla criminalità organizzata al quale andrebbe posta fine una volta per tutte. Nel caso della catena di ristoranti spagnola “La mafia se sienta a la mesa” l’Unione Europea, su richiesta dell’Italia, ha addirittura annullato la concessione del marchio in quanto contrario all’ordine pubblico e al buon costume, anche se i locali sono ancora aperti in tutto la Spagna”.
Nella classifica dei Paesi con più locali ispirati al “mafia sounding”, come rileva Coldiretti, al primo posto si piazza la Spagna con 63 ristoranti, grazie soprattutto alla catena “La Mafia se sienta a la mesa”. Al secondo posto l’Ucraina (38 tra ristoranti, bar e pizzerie) davanti al Brasile (28). Seguono Indonesia (23), Russia (19), India (16), Giappone (15), Polonia (11), Usa (8), Portogallo e Australia che chiudono la top ten con a pari merito con 5 casi. “Ma attività che richiamano Cosa Nostra si trovano ormai dappertutto, dalla Germania alla Thailandia, dal Messico alla Corea del Sud, da Panama alla Moldavia, fino a Giordania, Malesia, Sri Lanka, Taiwan, Vietnam e Canada, solo per citarne alcuni”. Il presidente Ettore Prandini ha detto che “l’Unione Europea deve fermare l’utilizzo commerciale di marchi infami che sfruttano gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose e rischiano di penalizzare l’immagine dell’intero agroalimentare tricolore in un momento in cui le esportazioni hanno raggiunto il record storico contribuendo alla ripresa del Sistema Paese”.
Insegna ma anche i prodotti ispirati al “mafia style”. Coldiretti spiega che dalla Scozia arriva il whisky “Cosa Nostra” mentre in Portogallo si beve vino Talha Mafia “Pistol”; in Germania si produce il Mafia Coffee Rub Don Marco's, un condimento per la carne arrosto, come il PorkMafia Texas Gold che viene dalla Finlandia. In Bulgaria si beve il caffè “Mafiozzo”, denuncia ancora Coldiretti, gli snack “Chilli Mafia” si possono comprare in Gran Bretagna, mentre in Germania si trovano le spezie “Palermo Mafia shooting”. L’elenco citato da Coldiretti porta anche a Bruxelles dove c’è la salsa “SauceMaffia” per condire le patatine e la “SauceMaffioso”, mentre in America, nel Missouri, si vende la salsa “Wicked Cosa Nostra”. In terra tedesca si beve anche il “Fernet Mafiosi”. Ma c’è anche il vino Syrah “Il Padrino” prodotto “nella Santa Maria Valley California da Paul Late “For those who dare to feel” (per quelli che osano sentirsi). Su internet - continua la Coldiretti - è poi possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook” o comprare caramelle sul portale www.candymafia.com”.
Al pesante danno di immagine del “Mafia Marketing” si aggiunge la beffa dello sfruttamento economico del made in Italy in una situazione in cui la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari italiani, solo nell’agroalimentare, ha ormai superato i 120 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e che costa all’Italia trecentomila posti di lavoro, secondo una analisi Coldiretti. Si tratta di danni economici e di immagine soprattutto nei mercati emergenti dove, conclude la Coldiretti, “spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori”.

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