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ESTATE 2005 - COLDIRETTI: CAMBIAMENTI CLIMA SI VEDONO IN STAGIONI E CAMPI

“Anticipo delle stagioni, aumento dell’intensità delle precipitazioni, maggiore frequenza di eventi alluvionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, modificazione della distribuzione delle piogge e aumento delle temperature estive sono i principali cambiamenti climatici che influenzano le stagioni e rappresentano una nuova sfida per l’attività agricola”: è quanto afferma la Coldiretti, oggi, per l’arrivo dell’estate che si preannuncia a rischio siccità nelle regioni del nord dove le precipitazioni invernali sono state insufficienti per il fatto che quest'anno la circolazione atmosferica ha visto la prevalenza di venti di origine orientale che hanno favorito una concentrazione delle piogge nelle regioni appenniniche mentre quelle sottovento rispetto alle Alpi hanno avuto precipitazioni minori, come è dimostrato dallo stato di laghi come il Garda e il Maggiore.

I cambiamenti climatici - precisa la Coldiretti - sono destinati a produrre effetti strutturali sull'attività agricola che rappresentano una nuova sfida per le imprese del settore con effetti sulla riduzione della riserva idrica, l'aumento dell'erosione in zone collinari ed alluvioni in pianura e con conseguenze sulle piante coltivate che presentano anticipo del germogliamento, aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti, stress idrico ma anche maggiore frequenza della grandine ed aumento delle dimensione dei chicchi.

E se la grandine è l’evento atmosferico più temuto dagli agricoltori lo stesso aumento dell’intensità delle piogge dopo periodi di siccità è causa di ulteriori danni all'agricoltura perché, per la carenza idrica i terreni secchi non riescono ad assorbire l'acqua che tende invece ad allontanarsi per scorrimento portando con sé i nutrienti contenuti nella parte superficiale del terreno. I cambiamenti climatici in corso, ed in particolare la più elevata frequenza con la quale si manifestano gli eventi estremi - continua la Coldiretti - determinano peraltro un sensibile aumento dei rischi erosivi che devono essere considerati non solo come una perdita di terreno, ma anche una delle cause principali di degradazione della fertilità del suolo in quanto determinano una riduzione dell'infiltrazione, della capacità di immagazzinamento dell'acqua ed una perdita di elementi nutritivi che si traduce in un habitat meno favorevole alla crescita delle piante ed alla sostenibilità delle attività agricole nel tempo.

Si tratta di processi – conclude la Coldiretti - destinati ad influenzare in modo sostanziale i cicli delle colture, a gestione delle acque ed anche la sicurezza del territorio il territorio e che per questo devono essere gestiti adeguatamente per non inseguire le emergenze.

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