L’estate è, tra tutte, la stagione in cui la parola “dieta” diventa un tormentone. E, tra paura della “prova costume” e semplice desidero di rimettersi in forma, in molti tagliano drasticamente i carboidrati dalla propria alimentazione, pasta in primis. Ma ora emerge (o forse viene solo confermato) non solo che il piatto simbolo dell’Italia in tavola non fa ingrassare, ma anche che chi ne consuma con regolarità e moderazione (in media circa 50 grammi di pasta al dì, o il 10% delle calorie giornaliere totali) tende ad essere più in forma e più “magro” di chi, invece, ne limita i consumi. A dirlo è uno studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Irccs-Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (Isernia, www.neuromed.it), sfruttando i dati di due ampi progetti di ricerca, “Moli-sani” e “Inhes (Italian Nutrition & Health Survey)”. Pubblicata sulla rivista “Nutrition and Diabetes”, la ricerca ha preso in esame oltre 23.000 persone, inserite nei due studi, ed è stata in parte finanziata da Barilla.
Gli esperti hanno analizzato le misure corporee dei partecipanti, peso, altezza, indice di massa corporea (Imc, il rapporto tra peso e altezza moltiplicata per se stessa e si usa per misurare se una persona è sovrappeso o obesa), girovita, rapporto vita/fianchi. Le abitudini alimentari di ciascuno sono state studiate nel dettaglio. Ed è emerso che il consumo di pasta non si associa ad un maggiore peso corporeo: mangiarla (sempre senza esagerare), al contrario si associa a un Imc più basso, minore circonferenza addominale e miglior rapporto vita-fianchi.
“Molte persone oggi bandiscono la pasta dalla tavola, andandola però poi a sostituire con cibi meno salutari (ad esempio carni rosse in eccesso) - spiega Licia Iacoviello del Neuromed - è senz’altro meglio restare fedeli alla dieta mediterranea, con consumi moderati di tutti i suoi elementi, la pasta in primis”.
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