I molti incontri tra il Governo e i sindacati ha portato a 15 le categorie di lavoratori esenti dall’innalzamento dell’età pensionabile, che con l’ultima riforma è salita a 67 anni. I lavoratori esenti fanno parte di quei settori ritenuti gravosi e faticosi, sia fisicamente che psicologicamente, come infermieri, operai siderurgici e agricoli, i marittimi (quindi anche i pescatori), che vedranno l’età della pensione bloccata a 66 anni e 7 mesi come adesso. Sono scattate subito le lamentele però di alcuni settori lavorativi esclusi dall’esenzione, primo tra tutti quello della ristorazione.
Proprio la Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha commentato duramente la mancanza di coinvolgimento di tutti gli addetti a ristoranti, e quindi camerieri, cuochi e addetti ai bar. Il Vice Presidente vicario di Fipe, Aldo Mario Cursano, ha affermato che “il lavoro nei pubblici esercizi comporta una serie di attività e mansioni che richiedono sforzi fisici e usura, dallo stare in piedi al bancone del bar a preparare caffè tutto il giorno, in cucina o in sala, al trasportare carichi. Un impegno - prosegue Cursano - che si protrae spesso dalla prima mattina alla tarda sera, senza considerare i sabati, le domeniche, il Natale e le varie festività. Per garantire quella qualità e attenzione al modello di offerta e servizio fondamentali in un lavoro come il nostro, l’esenzione dall’innalzamento dell’età pensionabile dovrebbe essere doveroso, proprio come avviene per insegnanti, personale infermieristico, conduttori di convogli ferroviari, personale marittimo e tutte le altre categorie contemplate dall’esenzione, sia le undici già previste dall’Ape sociale che le quattro appena incluse”.
Ma non è solo il settore dei pubblici esercizi a lamentare l’esclusione, alla protesta della Fipe si aggiungono quelle di Coldiretti e Cia - Confederazione Italiana Agricoltori. Entrambe chiedono di estendere la platea dei lavori gravosi e usuranti anche ai Coltivatori diretti e Imprenditori agricoli professionali (Iap), che ora sono esclusi. L’estensione della deroga nelle campagne, commenta la Coldiretti, è una spinta per il ricambio generazionale in un settore dove si assiste ad una crescente domanda di lavoro da parte di giovani, ma anche una necessità per ridurre, con nuove energie, l’impatto degli infortuni sul lavoro in agricoltura.
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