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EURISPES: IN 30 ANNI DIMEZZATA SPESA PER PRODOTTI ALIMENTARI. INDUSTRIA ALIMENTARE PERDE POTERE CONTRATTUALE NELLE SCELTE GDO

Dimezzate negli ultimi trenta anni in Italia le scelte di acquisto per prodotti alimentari e bevande analcoliche che passano dal 30% della spesa totale del 1974 al 15% circa del totale dei consumi nel 2003. Al carrello della spesa gli italiani, soprattutto coppie giovani senza figli e single con meno di 35 anni, preferiscono le offerte culturali e l'intrattenimento.
Ad evidenziare "il vistoso calo della spesa per la tavola e la crescente propensione alla diversificazione dei consumi" é l'Eurispes che, nel Rapporto 2006 presentato oggi, conferma la "solidità della cultura più conviviale ed edonistica del cibo" rispetto ai Paesi dell'Europa occidentale. La riprova del radicato simbolismo e valore emotivo attribuito dai connazionali al nutrimento sta nel fatto che il "dato italiano della spesa alimentare risulta ancora uno dei più elevati in Europa, superato solo da quello di altri Paesi Mediterranei quali Portogallo, Grecia e Spagna. Mentre l'incidenza più bassa si rileva negli Stati Uniti (7%), in Gran Bretagna (9,7%) e in altri Paesi del Nord Europa (Germania, Olanda, Finlandia e Svezia)".
Nel Belpaese fanno ancora scorte di cibo, con consumi sopra la media nazionale, le persone sole con più di 64 anni, le coppie anziane senza figli e i nuclei familiari con tre o più figli. In valore assoluto, la spesa alimentare sale dai 267 euro per le persone sole ultrasessantaquattrenni ai 649 euro delle coppie con 3 o più figli. In controtendenza sono i consumi alimentari extradomestici che negli ultimi 30 anni sono notevolmente aumentati: dal 21,2% del totale della spesa alimentare nel 1974 fino a rappresentare il 31,8% nel 2003, per un valore assoluto stimato in circa 54 miliardi.
La diffusione del lavoro autonomo e del pendolarismo, oltre all'orario continuato, spingono oltre il 5% degli italiani a pranzare al ristorante o in trattoria dove però diminuisce il numero delle pietanze ordinate a vantaggio della combinazione antipasto-pietanza, della pizza o di uno dei 500 prodotti vegetariani in commercio, scelti nel 70% dei casi da donne, soprattutto di età compresa tra i 25 e 54 anni e con un livello di istruzione medio alto.
La domanda di genuinità e tipicità emergente tra i consumatori viene riconosciuta come "strategica" nella distribuzione moderna. Ma la selezione dei fornitori operata dalla grande distribuzione organizzata (Gdo) segue criteri di destagionalizzazione dell'offerta, certezza nelle consegne e ampiezza della gamma dei prodotti per fidelizzare la clientela all'insegna del supermarket e al punto vendita.
Le aziende alimentari hanno progressivamente perso potere contrattuale, finendo con l'essere relegate ad un ruolo di produttore per conto del distributore piuttosto che di fornitore, in una selezione che rischia di escludere i piccoli produttori e rendere difficile la valorizzazione delle tipicità.

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