Seguire un'alimentazione sana può diventare un'ossessione, perlopiù dettata dal timore che un cibo possa risultare cancerogeno, contenere sostanze nocive o organismi geneticamente modificati oppure far ingrassare, favorendo peraltro l'insorgere di diabete e malattie cardiovascolari. E' l'ortoressia, un vero e proprio disturbo alimentare individuato per la prima volta nel 1997, negli Stati Uniti, dal medico Steve Bratman e già diffuso in Europa. Dai risultati di uno studio italiano, effettuato dall'Istituto di Scienza dell'Alimentazione dell'Università La Sapienza di Roma e presentato oggi da Eurispes, emerge che "ad imporsi il rispetto assoluto del regime salutista sono in prevalenza gli uomini, in contrasto con la notevole prevalenza femminile fra coloro che sono affetti da anoressia e bulimia".
Fra le ossessioni più frequenti fra gli ortoressici figurano il sospetto per il mercurio nel pesce, la pastorizzazione del formaggio, la carne, il pericolo della mucca pazza, l'insoddisfazione per la pulizia delle stoviglie. La conseguenza è una vera e propria ossessione per l'alimentazione che, evidenzia ancora l'istituto di ricerca, "rende difficili comportamenti normali come uscire a cena con altre persone o mangiare alla mensa del proprio posto di lavoro.
L'attenzione per la qualità dei cibi spinge inoltre gli ortoressici a eliminare dalla loro dieta molti alimenti essenziali, finendo per seguire un'alimentazione fortemente carente e squilibrata". Una recente indagine Astra-Demoskopea ha rilevato che il 37,3% dei consumatori italiani nell'acquisto dei prodotti alimentari sono "lettori ossessivi delle etichette".
Questi soggetti, definiti label-fan nell'indagine, hanno un orientamento eco-biologico, una cultura superiore o universitaria e sono residenti soprattutto al Centro-Nord.
"E la scoperta dell'ortoressia - conclude Eurispes - può essere considerato, insieme alla crescita esponenziale del popolo dei vegeteriani, la più recente espressione di queste correnti culturali".
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