La qualità dei vini italiani è ormai riconosciuta, in tutto il mondo, di livello elevatissimo, e non inferiore a quella di nessun altro Paese produttore. E la grande varietà di denominazioni, vitigni e territori, a detta di tutta la critica internazionale, è un plus capace di diversificare l’offerta, di creare distintività e di affascinare i consumatori più appassionati. Ma la sfida del valore, per il Belpaese, è ancora tutta da vincere, perché i prezzi dei vini italiani che vanno nei mercati del mondo sono ancora troppo bassi, rispetto a quelli di tanti competitor. Un tema di cui i produttori stessi sono consapevoli, ma sul quale non è facile lavorare, al netto di un calo dei consumi a livello mondiale che rende ancora più difficile, per quanto inevitabile, lavorare sul posizionamento. Tema ancora più delicato se si guarda ai vini fermi, la tipologia che soffre di più, ma che ancora rappresenta i due terzi delle spedizioni di vino italiano nel mondo. E proprio sul valore dei vini fermi imbottigliati esportati (dato 2022) si concentra l’analisi dell’American Association of Wine Economists, che mostra un divario ampio tra il Belpaese e la Francia (distanza che sarebbe ancora più grande se nella comparazione ci fossero anche le bollicine, visto il peso economico dello Champagne), ma non solo. Secondo i dati i Comtrade, l’agenzia di statistica del commercio mondiale delle Nazioni Unite, analizzati dagli economisti del vino americani, il primato assoluto in valore unitario spetta agli Usa, con un valore di 8,43 dollari al litro, ed un podio completato dalla Francia, con 7,67 dollari al litro, e dalla Nuova Zelanda, con 6,12. L’Italia non vince neanche la “medaglia di legno”, per usare un gergo olimpico, visto che al quarto posto c’è l’Australia, a 4,67 dollari, e solo al quinto posto viene il Belpaese, i cui vini fermi in bottiglia esportati hanno un prezzo, in media, di 4,54 dollari al litro. Poco più dei vini d’Austria, a 4,21 dollari al litro, e della Grecia, con 4,01 euro al litro, ed una top 10 chiusa da Argentina (3,86 dollari al litro), Portogallo (3,57) e Germania (3,43), mentre la Spagna, tra i maggiori esportatori in volume, si ferma a 2,8 dollari al litro, dietro anche al Cile (3,21 dollari al litro) e al Sudafrica (2,96).
Dati, come quelli di tutte le statistiche aggregate, da prendere come indicazioni di massima al netto di tanti fattori, dalle quantità e dalle tipologie di prodotto esportate alle diverse condizioni doganali nei mercati di riferimento per ogni Paese esportatore, e così via. Ma che fanno comunque riflettere, ancora una volta, sul fatto che ad una qualità elevatissima ormai universalmente riconosciuta a tanti vini italiani, non corrisponda un valore economico che, invece, viene accettato dal mercato e dai consumatori per le produzioni di altri Paesi.
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