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MERCATI

Export, il vino italiano ritrova un leggero sorriso: in crescita dagli Usa all’Oriente

I dati Istat analizzati da WineNews di gennaio 2024: Stati Uniti (+14%), Germania (+2,7%), Uk (+19,5%), Svizzera (+9,2%) e Canada (+21,5%)
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Il vino italiano a gennaio 2024 ha generato 539 milioni di euro di export

Piccoli ma significativi segnali di ripresa per il mondo del vino italiano che, di fronte ad allarmi e visioni pessimistiche, necessita anche di una iniezione di fiducia per ritrovare entusiasmo e guardare ad un 2024 che in tanti hanno già battezzato come un anno decisivo per il settore. Una buona notizia arriva, infatti, dal mercato con il mese di gennaio che è partito con il piede giusto, come WineNews ha già scritto nei giorni scorsi, analizzando i dati Istat sull’export che parlano di 539 milioni di euro a livello mondiale, con un incoraggiante +13,5% sullo stesso mese 2023 (chiuso poi a -0,8% in valore, a 7,8 miliardi di euro), supportato da un buon +11,2% in volume, a 150,5 milioni di litri. Dati da prendere con le dovute cautele, e relativi ad un solo mese dell’anno, ma da leggere comunque anche alla luce di un 2023 che era iniziato sulla stessa linea del 2022 del record di sempre in valore. E anche del fatto che il gennaio 2024 è nettamente superiore sia allo stesso mese 2019 (+23,3%), ultimo anno prepandemico, e anche del gennaio 2020 (+8,8%), quando il Covid non aveva ancora steso la sua coltre sul mondo
Guardando ai singoli Paesi, il cui andamento è stato analizzato da WineNews, si nota come gli Stati Uniti restano ben saldi come primo partner del Belpaese, avvicinandosi al +14% rispetto ad un anno fa con un valore di 136,2 milioni di euro, e soprattutto segnando un’inversione di tendenza netta sul 2023. In seconda posizione si conferma la Germania che, più correndo meno degli Usa, viaggia con il segno positivo (+2,7%) con un valore dell’export salito a 84,6 milioni di euro. A chiudere il podio c’è il Regno Unito, forte di un brillante +19,5% e di un export, a gennaio, ormai ad un passo dalla soglia dei 50 milioni di euro. E poi c’è la Svizzera che si consolida come un mercato importante (29 milioni di euro, +9,2%) precedendo il Canada che piazza un più che incoraggiante +21,5% pari a 27,69 milioni di euro, anche qui con un cambio di passo netto sul 2023. Buone notizie arrivano anche dalla Francia (+6,1%) con gli scambi commerciali che hanno generato un milione di euro in più, passando dai 17,2 di gennaio 2023 ai 18,2 di gennaio 2024; mentre va giù la Svezia (-9,5%) scesa a 14,4 milioni di euro al contrario dei Paesi Bassi che compiono un bel passo avanti raggiungendo 18,4 milioni di euro di export (+23,8%). L’exploit più grande è della Russia che arriva al +87% avvicinandosi ai 20 milioni di euro, ma è importante anche il balzo dell’Austria (+19,5%) che sale a 11,68 milioni di euro. La Danimarca è più o meno stabile (+3,5%) di poco sotto i 10 milioni di euro di valore, così come la Norvegia a 6,75 milioni di euro (-3,1%).
Ed il mercato orientale? C’è un movimento positivo anche qui che lascia ben sperare anche se siamo lontani dalle potenzialità e dalle aspettative del recente passato. La Cina rispetto ad un anno fa è a +59,8% per un valore di poco sopra i 6 milioni di euro; il Giappone compie una progressione positiva del 34,5% che equivale a 10,58 milioni di euro di export. In ripresa anche la Corea del Sud (+6,3%) con un export che ha generato a gennaio 2024 un valore di 3,39 milioni di euro.
In definitiva, ad eccezione di pochi Paesi, Svezia e Norvegia, entrambi nel Nord Europa, i principali mercati mostrano un inizio con il segno positivo con il vino italiano che ha accelerato le vendite sui dati di un anno fa. La speranza è che ciò sia di buon auspicio e che questo trend possa continuare a mantenersi anche nei prossimi mesi anche se sarebbe sbagliato, adesso, farsi prendere dall’entusiasmo: intanto, però, è giusto sperare in una ripresa della corsa delle esportazioni tricolore nel mondo, e questi numeri fanno immaginare che gli stock di magazzino che hanno frenato gli ordini soprattutto nella prima parte dello scorso anno, siano finalmente in via di smaltimento. Un aspetto di certo da non sottovalutare per una ripresa ancora più efficace dell’export.

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