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FACCIAMO COSE BUONE: PRESENTATA AL SALONE DEL GUSTO L’ATTIVITA’ DELLA FONDAZIONE SLOW FOOD PER LA BIODIVERSITA’- ONLUS

In uno dei numerosi convegni che si sono tenuti in questi giorni a Torino, chiamato “Facciamo cose buone”, è stata presentata la Fondazione Slow Food per la Biodiversità – Onlus, presieduta da Piero Sardo. La Fondazione è nata perché da alcuni anni Slow Food ha cercato di allargare la sua attenzione sulle realtà dei Paesi in via di sviluppo e, uscendo dai confini continentali, ha dovuto necessariamente cambiare il suo modo di operare. Nata nel 2003, la Fondazione ha proprio l’intento di sostenere questi nuovi e coraggiosi progetti, in mancanza di sponsor e aiuti dalle amministrazioni locali. In poco tempo si sono recuperate molte produzioni che faticavano a emergere sui mercati locali e il frutto del grande lavoro della Fondazione era ben visibile al Salone del Gusto, che ha ospitato i Presìdi provenienti da tutto il mondo.
Nella direzione della Fondazione ha dato e continua a dare un grosso contributo la Regione Toscana, rappresentata in questo incontro da Maria Grazia Mammuccini, amministratore dell’Arsia (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agro-forestale). Nel suo intervento ha lodato l’opera della Fondazione e ne ha ricordato i quattro punti strategici: recupero delle varietà locali a rischio di scomparsa, creazione di una nuova alleanza tra mondo scientifico e agricoltori, stretto rapporto e comunicazione tra produttori e consumatori, sostegno ai mercati locali.
Molto apprezzato è stato l’intervento di Aminata Dramane Traorè, del Mali, scrittrice, fondatrice del Forum Sociale Africano e qui in veste di membro del Comitato scientifico della Fondazione. Ha denunciato la disinformazione che i media delle grandi nazioni creano riguardo alla situazione dell’Africa. Agli occhi del mondo sviluppato l’Africa appare come un continente caotico, povero e violento, ma passa sotto silenzio la vera causa di questo disagio, cioè le politiche macroeconomiche dei Paesi dell’Occidente che hanno voluto imporre il loro sistema di mercato liberale. E tutto ciò con la complicità di molti governi africani che hanno pensato più ai loro interessi economici che al bene delle loro popolazioni.

Marcello Buiatti, docente e ricercatore dell’Università di Firenze, anch’egli membro del Comitato scientifico della Fondazione, ha illustrato la sua battaglia contro le coltivazioni ogm, arrivate oggi nel mondo all’impressionante numero di 90 milioni di ettari. La sua contrarietà a ogni tipo di modificazione genetica e omologazione dei prodotti agricoli si fonda sulla preoccupazione per il futuro delle coltivazioni che, non più in grado di adattarsi ai cambiamenti, vanno incontro a una morte certa.
Lo stesso timore per un futuro omologato e il forte invito a proseguire sulla strada della protezione delle biodiversità è stato dichiarato da un altro membro del Comitato scientifico della Fondazione, il chimico alimentare Harold McGee.

Serena Milano, responsabile dei Presìdi internazionali di Slow Food, ha poi introdotto la testimonianza di due produttori, Jimei Jianzan e Manrique Lopez Castillo. Il primo è responsabile del Presidio del formaggio di yak dell’altopiano tibetano, prodotto a 4500 metri di altitudine con latte di pastori nomadi del posto; il secondo è responsabile della produzione del caffè delle Terre Alte di Huehuetenango, in Guatemala, il Presidio che tra tutti, per la complessità del mercato in cui si inserisce, ha richiesto alla Fondazione lo sforzo maggiore.
Molto significativa è stata la testimonianza di Massimo Spigaroli, responsabile del Presidio del culatello di Zibello, che per ringraziare Slow Food del sostegno ricevuto ha deciso di donare ogni anno 7000 euro alla Fondazione per la Biodiversità – Onlus. Piero Sardo, che ha voluto sottolineare come questo esempio da seguire sia più efficace di qualsiasi campagna pubblicitaria, ha annunciato che i soldi donati da Spigaroli quest’anno andranno a sostenere il nuovo Presidio delle donne dei villaggi sassoni della Transilvania (Romania), che preparano una straordinaria varietà di confetture.
A sorpresa è intervenuta per concludere questo appuntamento Vandana Shiva, un'altra importante studiosa facente parte del Comitato scientifico della Fondazione. L’indiana, da sempre teorica dell’ecologia sociale e dirigente del Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle risorse naturali di Dehra Dun, ha voluto indicare tre motivi per cui è importante oggi intraprendere politiche locali di protezione della biodiversità: proteggere la terra dalla scomparsa delle coltivazioni tipiche, sventare il pericolo della morte di molte varietà biologiche causata dall’omologazione delle produzioni, aiutare i produttori locali affinché non si scoraggino e sappiano competere sul mercato.

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