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FALSO MADE IN ITALY AGROALIMENTARE, IL CASO DELL’ACETO BALSAMICO. IL MINISTRO GALAN SU “LA TUTELA DELLE DENOMINAZIONI DOP E IGP A LIVELLO NAZIONALE E INTERNAZIONALE: IL CASO DEL “BALSAMICO” A CONFRONTO CON ALTRE DENOMINAZIONI”

Imitazioni, contraffazioni, frodi: il mede in Italy alimentare è ormai sotto assedio, come dimostrano i sequestri quasi giornalieri di prodotti “italian sounding”. L’Aceto Balsamico, una delle bandiere dell’eccellenza italiana, con più del 75% della produzione destinato all’export, non sfugge a questo fenomeno dilagante. La sua difesa è stata il tema de “La tutela delle denominazioni Dop e Igp a livello nazionale e internazionale: il caso del “balsamico” a confronto con altre denominazioni”, di scena oggi al Ministero delle Politiche agricole. Qui, i Consorzi di Tutela delle Dop Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, di Reggio Emilia, e quello dell’Igp Aceto Balsamico di Modena, hanno chiesto un’azione che miri ad una maggiore attenzione al rispetto del consueto uso delle denominazione, e alla repressione di ogni tentativo di imitazione, ricevendo il pieno appoggio del Ministro Galan.

“Questo convegno ha il grande merito di portare l’attenzione su uno dei più grossi problemi dell’agricoltura italiana: la contraffazione alimentare”, ha dichiarato il Ministro, una contraffazione che è cresciuta, in 10 anni, del 950% per quanto riguarda i prodotti alimentari a marchio Dop e Igp. Che ha così concluso: “l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop e l’Aceto Balsamico di Modena Igp sono dei prodotti di eccellenza del nostro made in Italy, che si stanno affermando sempre più sui mercati internazionali. Ritengo quindi un’urgenza prioritaria combattere falsificazioni e frodi agroalimentari, per tutelare la qualità e l’unicità del nostro patrimonio alimentare, che sono un segno distintivo del nostro made in Italy”.

Quello della contraffazione dell’Aceto Balsamico è un fenomeno di dimensioni rilevanti in Paesi come Usa (dove si attesta al terzo posto dopo il Parmigiano Reggiano ed il Pecorino Romano), Germania, Spagna, Grecia, ma non meno in Italia, dove è andato diffondendosi un prodotto chiamato semplicemente “balsamico”. “Per la salvaguardia del mercato e per uno sviluppo positivo ed equilibrato degli operatori, che hanno fatto del territorio e della qualità i punti forti della propria offerta, al punto da battersi per quindici anni per vedersi riconosciuta la registrazione Igp - ha dichiarato Cesare Mazzetti, presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena - diventa indispensabile chiarire quali sono i legittimi limiti all’utilizzo smodato della parola ‘balsamico’, e quali siano gli strumenti per fare valere tali limiti su un mercato prima italiano, poi europeo, e infine mondiale”.

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