“Crimine”, “fallimento collettivo”, “dignità umana”. Sono parole emotivamente forti quelle pronunciate da Papa Leone XIV nel suo discorso sulla fame nel mondo, ieri alla Fao a Roma, in occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione” e della celebrazione degli 80 anni della fondazione dell’Organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura. “La comunità internazionale non può voltarsi dall’altra parte. Dobbiamo fare nostro il loro dolore - ha detto dinanzi a una platea di 1.200 persone tra cui, tra gli altri, il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, il Ministro degli Affari Esteri e vice Premier Antonio Tajani, il segretario generale emerito Onu Ban ki-Moon, il Re del Lesotho Letsie III e il dg delle Nazioni Unite Qu Dongyu - porre fine a questi mali non spetta solo a imprenditori, funzionari o responsabili politici. È un problema alla cui soluzione tutti dobbiamo contribuire: agenzie internazionali, governi, istituzioni pubbliche, Ong, entità accademiche e società civile, senza dimenticare ogni persona in particolare, che deve vedere nella sofferenza altrui qualcosa di suo. Permettere che milioni di esseri umani vivano e muoiano vittime della fame è un fallimento collettivo, un’aberrazione etica, una colpa storica”.
La fame nel mondo è “un problema di dignità”, sottolinea il Pontefice (che condanna anche come “crimine” l’uso della fame come arma di guerra), della quale, stando ai dati mondiali, ne ha sofferto nel 2024 l’8,2% della popolazione globale, ovvero 673 milioni di persone, seppur il dato sia in calo dall’8,5% del 2023 e dall’8,7% del 2022. “E altri 2,3 miliardi di persone non possono permettersi un’alimentazione adeguata dal punto di vista nutrizionale”, ha detto il il Papa che ha poi ricordato l’obiettivo Fame Zero dell’Agenda 2030 dell’Onu: “sarà possibile solo se ci sarà una volontà reale di farlo, e non soltanto dichiarazioni solenni”, invitando le Nazioni ad agire e ciascuno di cambiare stili di vita “per evitare paradossi oltraggiosi per i quali da una parte il cibo viene sprecato, dall’altra invece manca fino a portare la morte”.
Il concetto di “paradosso”, anche in riferimento ai dati italiani che parlano di quasi 8 milioni di persone che vivono in condizioni di insicurezza alimentare moderata o severa nel nostro Paese, è stato al centro anche della dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l’Alimentazione e l’Agricoltura Fao: “è un triste paradosso che proprio mentre crescono le conoscenze, le risorse e le potenzialità tecnologiche, anche con rilevanti applicazioni al settore agricolo, assistiamo a nuovi scenari di carestia, a inaccettabili sperequazioni e a un regresso di quel sistema multilaterale, unico paradigma in grado di dare vere risposte a questi bisogni. Si tratta di una inversione di rotta incomprensibile e inaccettabile. Le istituzioni multilaterali più direttamente impegnate nella lotta all’insicurezza alimentare sono strumenti preziosi ed esprimono consapevolezza della indivisibilità dei destini umani”.
La questione del multilateralismo è anche nelle parole del Pontefice che ne sottolinea l’importanza “di fronte a tentazioni nocive che tendono a ergersi come autocratiche in un mondo multipolare e sempre più interconnesso. Diviene pertanto più che mai necessario ripensare con audacia le modalità della cooperazione internazionale”, ha detto il Papa che ha poi chiesto che si ascolti “senza filtri” la voce dei Paesi poveri “senza imporre loro soluzioni fabbricate in uffici lontani, in riunioni dominate da ideologie”.
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