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“Fare chiarezza sul pane nero al carbone vegetale e sul colorante E153”. Così Coldiretti dopo la denuncia di 12 panificatori in Puglia da parte del Corpo Forestale dello Stato. “In Italia centinaia di pani tradizionali tra cui poter scegliere”

“L’importante operazione conferma la necessità di fare chiarezza sull’utilizzo diffuso del colorante E153, in apparente contrasto con la normativa che prevede espressamente che per il pane e i prodotti simili l’uso di coloranti è vietato”. Così la Coldiretti, dopo l’operazione del Corpo Forestale dello Stato in Puglia, che ha denunciato 12 panificatori tra Bari, Andria, Barletta, Foggia, Taranto e Brindisi, che producevano e commercializzavano pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale utilizzando il colorante E153, vietato anche negli Stati Uniti dalla Food & Drug Administration (Fda)”.
“Il prodotto - sottolinea la Coldiretti - ha avuto in Italia una rapida diffusione tra fornai e ristoranti per confezionare gli hamburger o addirittura fare la pizza o cornetti per colazione. Il colore non dipende dunque dall’uso di farine integrali e nemmeno da coloranti naturali come il nero di seppia, ma dal carbone vegetale che è una sostanza classificata come additivo.
“In attesa dei chiarimenti sulla sicurezza alimentare il consiglio della Coldiretti - spiega l’organizzazione - è quello di scegliere fra le centinaia di pani tradizionali naturali in tutta Italia, tra i quali ben 5 sono stati addirittura riconosciuti dall’Unione Europea: la Coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura e il pane di Matera sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario che hanno permesso all’Italia di conquistare il primato Europeo”.
“Ma - sottolinea la Coldiretti - sono centinaia le specialità tradizionali censite dalle diverse Regioni. Si va dal “Pane cafone”della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni, al “Pan rustegh”della Lombardia che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano”, dal “Pan ner” della Val D’Aosta ottenuto da un impasto di segale e frumento, alla “Lingua di Suocera” piemontese nel cui nome è sin troppo evidente il riferimento alla lunghezza della lingua delle suocere. Tra le novità più richieste del mercato - continua la Coldiretti - c’è peraltro l’acquisto del pane realizzato con varietà di grano locali spesso di varietà salvate dall’estinzione direttamente dai produttori agricoli e venduto nelle aziende o nei mercati degli agricoltori. Il consumo di pane degli italiani è sceso al minimo storico nel 2015 a 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona mentre nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno. Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane che nei tempi recenti sono scesi - sottolinea la Coldiretti - nel 1980 intorno agli 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 a 197 grammi, nel 2000 a 180 grammi, nel 2010 a 120 grammi e nel 2012 a 106 grammi. Ad essere preferito - conclude la Coldiretti - è il pane artigianale che rappresenta l’88% del mercato con un consumo in costante calo mentre, a differenza, cresce negli ultimi anni la domanda dei prodotti i sostitutivi del pane come crackers, grissini e pani speciali”.

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