Fenomeno in costante crescita, secondo le stime, sono 18 milioni gli orti urbani in Italia (un esempio? Solo a Roma se ne contano più di 100, tra individuali e collettivi), e coinvolgono sempre più amministratori e associazioni, ma anche privati, dai cittadini alle aziende (anche Winenews ne ha uno, storico, salvato dal degrado, oggi rifiorito "sotto la cura" delle scuole, con un “Laboratorio per l’Educazione al Gusto”, ndr), che hanno colto l’importanza di un piccolo appezzamento di terra sia come opportunità di recupero di aree verdi abbandonate all’incuria e al degrado, sia come momento educativo e di socializzazione che favorisce lo scambio intergenerazionale di saperi e valori comunitari, a partire dai più piccoli . Per divulgare il modello di agricoltura urbana attraverso la creazione di orti nelle città, domestici e aziendali, è nato “Città d’Orti”, una vera e propria “scuola di orti”, progetto di Slow Food Italia, pioniera nella diffusione degli orti in Italia, a partire da quelli coltivati nelle scuole, LifeGate, attiva nello sviluppo sostenibile delle persone e delle aziende in Italia, e l’agenzia di marketing & comunicazione specializzata nel marketing sostenibile Comart, per mettono a disposizione indicazioni e suggerimenti sulle colture più adatte, sulle loro proprietà e benefici nutrizionali e su tempi e modi di coltivazione.
“Città d’Orti” coinvolge direttamente le aziende italiane sul territorio: grazie ad appositi moduli formativi, tenuti e organizzati dai referenti dell’Ufficio Educazione di Slow Food Italia, i dipendenti possono imparare concretamente, con le mani nella terra, come dar vita a un orto, conoscere il ciclo delle stagioni e condividere questa esperienza con bambini e familiari. Inoltre, con LifeGate, è possibile rendere le attività a Impatto Zero®, tramite il calcolo, la riduzione e la compensazione delle emissioni di Co2, oltre a valorizzare il ruolo dell’orto nella diffusione di una cultura dell’alimentazione sana e di qualità. Ma anche tutti i cittadini interessati a mettere in piedi il loro primo orto trovano in “Città d’Orti” tutte le informazioni per creare e curare il proprio orto in città, dai terreni assegnati dall’amministrazione comunale a consigli sull’organizzazione di orti su balconi e terrazze (l’aspetto formativo del progetto continua anche online su http://www.lifegate.it/tag/citta-dorti).
“Il progetto “Orto in Condotta” nasce già nel 2004, diventando lo strumento principale di attività di educazione alimentare e ambientale in oltre 500 scuole in tutta Italia, coinvolgendo più di 40.000 alunni - ricorda Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia - questo a testimoniare l’importanza che da sempre l’orto ricopre per Slow Food in quanto momento di aggregazione familiare e sociale, in cui si imparano il ciclo delle stagioni, l’importanza del rispetto verso la terra e l’ambiente. E soprattutto si assaggiano prodotti frutto di un’agricoltura sana e sostenibile, che fa bene al pianeta e alla nostra salute. Con “Città d’Orti” vogliamo coinvolgere sempre più persone e lottare insieme per un cibo buono, pulito e giusto per tutti”.
“È necessario diffondere stili di vita e di alimentazione più sostenibili sia per il pianeta che per noi. Soprattutto, c’è bisogno di strumenti che ci aiutino a maturare una consapevolezza più profonda e diretta della connessione tra le nostre scelte quotidiane e gli effetti sulla nostra salute e quella del nostro ambiente - sottolinea Enea Roveda, ceo LifeGate - espandere la cultura e la pratica degli orti urbani, lavorare perché le nostre città siano disseminate di orti non potrà che accelerare questo tipo di consapevolezza attiva e, allo stesso tempo, favorire la rigenerazione di spazi naturali in ambito urbano”.
“Con “Città d’Orti” - aggiunge Filippo Sciacca, fondatore Comart - si sviluppa la buona pratica dell’orto urbano a livello territoriale. Realizzando delle azioni sostenibili di prossimità, come questa, ci muoviamo verso stili di consumo consapevoli e sostenibili. Stiamo vivendo un’evoluzione importante nei comportamenti delle persone e dei consumatori che diventano parte attiva di un processo in cui alle aziende viene chiesto sempre di più di porre attenzione alle esigenze di sostenibilità delle comunità”.
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