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“Fermare la cementificazione: una battaglia contro il consumo di suolo”: alla Camera dei Deputati, il 20 novembre, si accendono le luci sull’annosa questione del dissesto idrogeologico. Una piaga che chiede risposte, specie alla politica

Negli ultimi decenni il maltempo che colpisce l’Italia nei mesi autunnali si è rivelato sempre più un flagello, e ogni alluvione riporta sotto i riflettori l’annosa questione del dissesto idrogeologico, legato inevitabilmente alla cementificazione del Paese, ed alla perdita progressiva, anno dopo anno, di migliaia di ettari di superfici coltivate. Sarà questo il tema della conferenza “Fermare la cementificazione: una battaglia contro il consumo di suolo”, di scena il 20 novembre nella sala stampa della Camera dei Deputati, cui parteciperanno l’ex Ministro dell’Agricoltura Mario Catania (attualmente deputato di Scelta Civica), il deputato del PD Massimo Fiorio, il Presidente Fai Andrea Carandini, il giornalista del Corriere della Sera Sergio Rizzo, il direttore delle politiche ambientali del WWF Gaetano Benedetto, il direttore generale della Lipu Danilo Selvaggi e l’urbanista Paolo Berdini.
In autunno, secondo l’Irpi - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Cnr, frane, bombe d’acqua e smottamenti, negli ultimi quarant’anni hanno ucciso circa 4.000 persone, causando danni per oltre 3,5 miliardi di euro l’anno, praticamente quanto una manovra finanziaria. Tra le prime cause di questi fenomeni la cementificazione indiscriminata del territorio è forse la più assurda, e quella che arreca più danni all’ambiente, alla qualità della vita dei cittadini e all’economia, compromettendo le ricchezze paesaggistiche e turistiche del nostro Paese. Il suolo, con le sue funzioni ecosistemiche, ospita le specie animali e vegetali, favorisce il ciclo vegetativo e idrico, l’assetto climatico, assorbe i rifiuti, fissa la CO2 e depura le acque, permettendoci così di vivere.
Ma, secondo gli organizzatori della conferenza, in Italia il territorio non è percepito come una risorsa esauribile, ma come superficie in attesa di essere edificata: ogni giorno, infatti, 100 ettari di verde cedono il passo al cemento, nonostante la crisi conclamata dell’edilizia, e i sette milioni di appartamenti vuoti rilevati nell’ultimo censimento Istat. Il risultato di questa dissennata pianificazione è la perdita di superficie coltivata, che è passata in quarant’anni da 18 a 13 milioni di ettari (stimati dall’Inea), andando a compromettere un settore nevralgico come quello dell’approvvigionamento alimentare. Sembra un paradosso, ma un Paese di tradizione agricola come l’Italia arriva oggi a soddisfare con la propria produzione solo l’80-85% del fabbisogno nazionale, diventando sempre più dipendente dall’estero per le risorse alimentari.
“Il problema del consumo del suolo deve essere una priorità da affrontare e contrastare - ha spiegato l’ex Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, Mario Catania - dobbiamo invertire un trend gravissimo che richiede un intervento in tempi rapidi, se fosse necessario, anche adottando una decretazione d’urgenza”. Attualmente giace in Parlamento un corposo dossier, contenente tutte le proposte di legge sul consumo del suolo, il cui iter bloccato sarebbe necessario riavviare al più presto.

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