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COME FESTEGGEREMO

Ferragosto nella “nuova era” della convivialità, meno ecumenico, in cenacoli e con tavolate mirate

L’antropologo Marino Niola, a WineNews: la festa non mancherà, cerchiamo di viverla meglio sul piano alimentare e sociale e non tutto come una perdita
FERRAGOSTO, MARINO NIOLA, TAVOLA, Non Solo Vino
Ferragosto, dal sapore vintage, tra riscoperta delle cose semplici e natura. Ph H.Wright

“Eccoci nella pineta, al crocicchio dove sono i limonari, con i gitanti stesi all’ombra dei pini, le radio accese, i cartocci e le bottiglie di Ferragosto”. Non sarà proprio come nei “Racconti romani” di Alberto Moravia (1948-1959, che circolano tantissimo in rete in questi giorni, ndr) su un’Italia alle soglie del miracolo economico, più schietta e forse più felice, che sapeva divertirsi con poco e godere di ciò che la natura sapeva offrire nella stagione più calda, ma, in questa insolita estate, anche il 15 di agosto in tempo di pandemia avrà il sapore un po’ vintage della riscoperta delle cose semplici e della tradizione. “Sarà meno ecumenico, con le persone che conosciamo bene, per prudenza, non ci saranno tavolate oceaniche ma più mirate, e privilegeremo luoghi e riunioni all’aperto, sperimentando tutte le forme di convivialità possibili in un momento come questo”, spiega, a WineNews, Marino Niola, professore di Antropologia e Miti e Riti della Gastronomia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Di certo, secondo l’antropologo, c’è che, “con tutte le precauzioni possibili, cercheremo di non farci mancare la festa”, che non cambia la sua natura, sacra e profana, e con la tavola da sempre protagonista come di ogni festività italiana che si rispetti. Ma “cerchiamo di viverla meglio, sia sul piano alimentare che su quello sociale. Perché se è vero che non ci può essere quella convivialità indiscriminata e quella densità di corpi che c’è quando siamo gomito a gomito anche con gli sconosciuti, non vuol dire stare isolati, ma in gruppi più ristretti come cenacoli. Ma, in fondo, la convivialità, non significa caciara”.
Ad essere mutato, è il nostro rapporto con l’agricoltura, al quale il Ferragosto è legato per storia, ed il valore delle sue produzioni, ma da un pezzo e non certo per la pandemia. “La nostra è una società emancipata dalle stagioni astronomiche e il 15 di agosto era una festa astronomica che coincideva con la stasi del lavoro dei campi e l’annuncio del cambio di stagione - ricorda il professore - il modo di dire popolare “alla Madonna di agosto si rinfresca il bosco” indicava come fosse un momento di passaggio in cui il sole sta per entrare nel segno della Vergine celeste. E non a caso è la festa dell’Assunta, la cristianizzazione di una festa agraria romana, le ferie dei Consualia, dedicate al dio dei campi, Conso, trasformate da Augusto nelle ferie auguste e dal Cristianiesimo in una festa religiosa. Noi non siamo una società agraria, ma una società in cui non è più il tempo che fa il bello o il cattivo tempo, ma la tecnologia, e per cui il nostro Ferragosto ha meno a che fare con l’agricoltura, però, come quello antico era una cesura dell’anno, oggi è diventato il “Capodanno della società del tempo libero”, anche adesso che le attività sono ferme”.
Tradizione vuole che pranzi e grigliate soprattutto al mare o in campagna, siano immancabili. Ma lo trascorreremo con uno spirito diverso, riflette lo scrittore, “perché siamo tutti più preoccupati, ma allo stesso tempo abbiamo voglia di festeggiarlo e voltare pagina. Non di dimenticare quello che stiamo vivendo, ma di metterlo tra parentesi, perché le cose sembrino il più normale possibili. Che poi significa vivere l’emergenza in modo migliore, senza abbattersi troppo, ed utilizziamo tutti gli agganci cui appendere il nostro desiderio di normalità. E Ferragosto è uno di questi”. Uno spirito che si rifletterà anche sulla convivialità e sulla tavola, aggiunge il giornalista, con lo stare insieme che “è diventato più distanziato, meno prossimo. Possiamo definirla una convivialità “sub condicione”, in maschera o in mascherina, in cui spesso manifestiamo agli altri il desiderio di stare insieme, ma non possiamo farlo con la corporeità di sempre”.
“Abbiamo una libertà limitata - conclude Niola - ma non è che non abbiamo nessuna libertà, e l’importante è fare le cose e farle responsabilmente. In una parola, sostenibile, per noi e per gli altri, perché quando siamo prudenti non lo facciamo egoisticamente ma anche per tutelare il prossimo. Se ci rendiamo conto di tutto questo, non vivremo tutto come una perdita di ciò che non c’è più, ma sarà anche un modo di fare i conti con la situazione presente e tirare fuori il meglio che si può”. Anche in un Ferragosto in tempo di Covid.

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