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FILOSOFIA & FOOD? INSIEME SE CI METTE LO ZAMPINO IL FILOSOFO E GOURMET TULLIO GREGORY CON I “MENU FILOSOFICI”: PERCORSO ENOGASTRONOMICO ON STAGE AL “FESTIVALFILOSOFIA”, DI SCENA A MODENA, CARPI E SASSUOLO DAL 14 AL 16 SETTEMBRE. IL FIL ROUGE? LE COSE

Non Solo Vino
Tullio Gregory

Filosofia & Food? Cosa ci fanno queste due mondi, queste due arti così diverse fra loro insieme? La risposta è al “Festivalfilosofia”, 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti e spettacoli (con nomi del calibro di Massimo Cacciari e Stefano Rodotà, Zygmunt Bauman e Bruno Latour, Umberto Garimberti, Marc Augé e Salvatore Settis) di scena dal 14 e 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo, comuni promotori dell’evento, dove ci ha messo lo zampino il noto filosofo e gourmet Tullio Gregory che ha firmato la sezione “cucina filosofica” con i suoi “menu filosofici” e il “razionsufficiente”, il cestino del festival per pranzare e cenare a 4,50 euro, il tutto all’insegna della tradizione e a partire dai prodotti tipici modenesi e della cucina dell’Emilia-Romagna con un fil rouge d’eccezione: le “cose”, ingredienti dei 9 menu ideati dal gourmet, ma anche un concetto chiave della tradizione filosofica e una questione cruciale dell’esperienza contemporanea, e per questo tema dell’edizione 2012 dell’evento (info: www.festivalfilosofia.it).
Così, per tre giorni, in quasi 60 ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo sarà proposto un percorso gastronomico con al centro l’importanza del convito nella civiltà umana e la celebrazione degli artefici di cucina e di bottega. La scelta è varia e ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche ed ecco, dunque, servito in tavola il “Patrimonio dell’Umanità”, con i grandi bolliti e il relativo brodo accompagnato da tortellini e passatelli, poi le fritture che trasformano tutto in oro mostrando il loro carattere di “Feticci e Fatticci”, per passare alla “Res Absoluta”, con la “cosa” per eccellenza della tavola modenese, il maiale, declinato in diverse portate: tigelle, gnocco fritto, prosciutto e affettati misti, gramigna con salsiccia, coppa arrosto, radicchio con pancetta e Balsamico Tradizionale, per finire col salame, stavolta di cioccolato. “Non ti farai idoli” è, invece, il menu dedicato ai vegetariani, dove si comincia con l’erbazzone e si finisce con il mirtillo nero dell’Appennino, passando per i tortelli di zucca e il tortino di patate di Montese. Per gli “smemorati” ecco “Le cose che vivon nell’acqua”, il menu ricco di omega tre e di fosforo, ovvero acciughe, tonno, baccalà, aringhe e pesce gatto cucinati secondo ricette rigorosamente emiliane. E ancora “Le cose prime e ultime”, i classici primi piatti della cucina emiliana e i suoi dolci, dai maccheroni alle tagliatelle al riso fino al bensone e alle altre torte tradizionali. “Res venatoria”, con lepri, fagiani e conigli, racchiude le proposte per chi ama la cacciagione, così come “Soggetti e oggetti volanti” si concentra sui volatili proponendo come piatto forte un gran misto di arrosti di piccione, faraone e anatre.
Un menu più semplice è “Il gusto delle piccole cose”, pensato per le enoteche, dove i pasti sono più rapidi, con parmigiano reggiano, pecorini di collina, affettati e lambrusche modenesi. Per finire non poteva mancare una soluzione veloce ed economica per pranzare e cenare, che permette di seguire i ritmi delle lezioni magistrali del festival e di assaporare piatti e prodotti tipici della provincia di Modena: la “razionsufficiente”, il cestino in vendita a Modena al mercato coperto Albinelli, a Carpi al Circolo culturale Mattatoio, e a Sassuolo nei vari esercizi, a 4,50 euro nei giorni del “Festivalfilosofia”, che racchiude un primo caldo, un secondo di carne o pesce, un contorno di verdura o legumi, pizze o panini con misti di formaggi o di affettati, frutta, dolce e acqua, tanti mix secondo la fantasia della bottega.
Ma come nascono questi “menu filosofici” traducendo il tema di cui si parlerà nei giorni del festival, tutti molto appetibili, ma non sempre commestibili, in gustose realtà? “Felice chi ha potuto conoscere le cause delle cose, canta Virgilio, riproponendo un ideale e una ricerca che ha accompagnato sempre l’umano pensiero. Noi - spiega Tullio Gregory - volendo evitare di perderci in sentieri che non conducono da nessuna parte, più terrigni, alla ricerca delle cause, che certo impegnerà nobili spiriti nel corso del “Festivalfilosofia”, abbiamo preferito il gusto delle cose: soprattutto colte nella loro stabilità, nel loro giacere, seducenti, sulle nostre tavole, per divenire oggetto di esperienze tutte sensoriali, come si addice all’uomo che non vuole sfuggire al suo essere nel mondo”.

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