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REAZIONI

Finalmente la Pac 2023-2027: per De Castro una conquista, per Slow Food un’occasione persa

Il coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura: “salvaguardata dimensione comune”. Ma sull’ambiente la “Chiocciola” è critica
AGRICOLTURA, AMBIENTE, PAC, PAOLO DE CASTRO, SLOW FOOD, UNIONE EUROPEA, Italia
Il Parlamento Europeo

La chiusura di un negoziato tra le istituzioni Ue, durato tre anni, che vedrà l’entrata in vigore della prossima Pac l’1 gennaio 2023, è salutato con un favore dal mondo dell’agricoltura italiana, da Coldiretti (qui il commento al risultato raggiunto) ad Alleanza delle Cooperative, passando per Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che sottolinea l’importanza di “un accordo politico sulla riforma della Politica agricola comune che accompagnerà i nostri agricoltori, e tutti i cittadini europei fino al 2027. Un accordo nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale senza precedenti nella storia della Pac. siamo riusciti a salvaguardarne la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri”.
“Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali. Abbiamo finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola - sottolinea De Castro - quello sociale: d’ora in poi la Pac non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori. Il tutto, senza indebolire gli obiettivi economici della politica agricola, con un 15% di aiuti diretti che verrà riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del made in Italy, dal pomodoro all’olivicoltura, il rafforzamento delle misure di gestione del rischio contro le perdite di produzione o di reddito che - evidenzia De Castro - ora saranno finanziabili anche tramite i pagamenti diretti agli agricoltori, l’estensione degli interventi settoriali a tutti i prodotti, incluse le patate fresche”.
C’è però un distinguo, di un certo peso, quello di Slow Food, secondo cui il risultato riflette per lo più la posizione del Consiglio, portando ad una Pac che favorisce ancora l’agricoltura industriale inquinante e la monocoltura a scapito dell’agro-biodiversità. Esattamente il contrario di ciò che è necessario per affrontare le attuali crisi ambientali e sociali, secondo la “chiocciola”, che sottolinea come al di là di alcune modifiche “cosmetiche” inserite nella riforma, ma i punti più critici sono rimasti invariati, aprendo la strada ad un altro ciclo di cinque anni di sostegno all’agricoltura industriale attraverso la spesa pubblica, che vale un terzo del bilancio europeo. Secondo Francesco Sottile, agronomo e membro del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia, “il movimento Slow Food considera l’esito di questi triloghi un’occasione persa per realizzare una reale transizione verso un sistema alimentare sostenibile. Mentre le idee e la società avanzano verso una maggiore sostenibilità e il rispetto dell’ambiente, questa politica storica non è stata in grado di avanzare e continuerà a sovvenzionare un modello di agricoltura industriale e insostenibile. La Pac, che rappresenta un terzo del bilancio europeo, sta prendendo una strada diversa dal Green Deal, rendendo incredibilmente difficile il raggiungimento dei suoi obiettivi”.

Focus - I punti critici della Pac secondo Slow Food
Nessun requisito per far sì che la Pac sia allineata con il Green Deal dell’Ue in modo vincolante.
Regole obbligatorie deboli per l’ambiente e la biodiversità: non è incluso nella Pac nessun legame vincolante con gli obiettivi della Strategia UE per la Biodiversità di avere almeno il 10% del totale della superficie aziendale destinata a spazio naturale non produttivo entro il 2030.
Nessuna indicazione vincolante che faciliti la transizione dai pesticidi e dai fertilizzanti: la Pac non include nessuno degli obiettivi della strategia Farm to Fork per ridurre i pesticidi e i fertilizzanti del 50% e raggiungere il 25% di agricoltura biologica. Gli strumenti ambientali su base volontaria come gli eco-schemi potrebbero finire per finanziare cambiamenti minimi.
Nessuna indicazione obbligatoria per gli Stati membri di fissare forti obiettivi ambientali a livello nazionale: la Commissione avrà a sua disposizione strumenti molto deboli per valutare la coerenza dei Psn della Pac con il Green Deal europeo.
Introduzione tardiva della condizionalità sociale: I pagamenti della Pac saranno legati al rispetto da parte dei beneficiari dei diritti umani e lavorativi dei lavoratori agricoli. Questo è l’unico potenziale risultato positivo dei negoziati, dato che i lavoratori agricoli non erano mai stati presi in considerazione nella Pac prima d’ora. Tuttavia, sarà volontaria fino al 2023, e obbligatoria solo a partire dal 2025. C’è una forte speranza che controlli regolari e una forte implementazione apriranno la strada a migliori condizioni di lavoro per i lavoratori agricoli in tutta Europa.
Distribuzione iniqua dei sussidi: in Europa, l’80% dei pagamenti va al 20% delle aziende agricole, ostacolando il sostegno agli agricoltori agroecologici e di piccola scala, le cui pratiche preservano la biodiversità, la salute del suolo e aiutano l’ambiente a rigenerarsi. Sono state introdotte misure deboli per risolvere quest’iniquità, confermando lo status quo di questo sistema ingiusto.
Si prevede che i pagamenti della Pac per gli allevamenti intensivi continueranno (3 miliardi di euro all’anno vanno alla produzione di bestiame): gli eco-schemi per migliorare il benessere degli animali potrebbero potenzialmente diventare sussidi per gli allevamenti industriali.

 

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