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IL MERCATO DEI GRANDI VINI

Fine wine, Italia al top per crescita, il Piemonte fa meglio della Borgogna

Le analisi di Wine Lister e Liv-Ex. Raimondo Romani (Gelardini & Romani): “trend che vediamo da tempo, i vini italiani non sono secondi a nessuno”

La Borgogna è un territorio mito del vino, le sue etichette più celebri, come quelle della Romanee Conti, per esempio, hanno quotazioni probabilmente irraggiungibili da chiunque altro. Ma, nell’insieme, a livello di crescita delle quotazioni dei fine wine, nell’ultimo anno, il Piemonte è la Regione che è cresciuta di più in assoluto, superando nella performance la stessa Borgogna, che, in termini di crescita, si gioca la seconda piazza punto a punto con la Toscana. A dirlo diverse fonti. Come lo studio di Wine Lister, focalizzato sulla Borgogna, dove emerge la comparazione della regione francese con le due italiane, ed anche dai dati del Liv-ex , da cui emerge che, negli ultimi 12 mesi, l’Italy 100, formato dalle ultime 10 annate fisiche (2007-2016) dei grandi Supertuscan, ovvero Sassicaia, Masseto, Ornellaia ed il grande “trittico” della famiglia Antinori, formato da Solaia, Tignanello e Guado al Tasso, e ancora dal Sorì San Lorenzo (annate dal 2006 al 2011 e dal 2013 al 2016), dal Barbaresco (dal 2007 al 2016) e dallo Sperss (2005-2011 e 2013-2015) di Gaja, e l’immancabile Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno (con le annate dal 1999 al 2002, dal 2004 al 2006 e poi 2008, 2010 e 2013), è cresciuto del 3,8%, mentre il Burgundy 150 (focalizzato sulle annata 2008-2017 di Armand Rousseau, Comte Vogue, Georges Roumier, Domaine Ponsot, Domaine Clos Tart, Bonneau Martray, Coche Dury, Domaine Leflaive e Joseph Drouhin, e, dalla Romanee Conti, sulle annate 2006-2015 di Echezeaux e Grands Echezeaux, e sull’arco 2007-2016 di Romanee Conti, Romanee Saint Vivant, Richebourg e La Tache) perde addirittura il -6,6%.
“Sono dati che confermano una tendenza che anche noi da Hong Hong registriamo da tempo, e che dice di come il grande vino italiano non debba più sentirsi “figlio di un dio minore” rispetto a quello francese. Che, peraltro, è una visione tipica di un’Italia spesso esterofila, perchè all’estero già non è così”, commenta a WineNews Raimondo Romani, alla guida della Gelardini & Romani Wine Auctions, l’unica casa d’aste specializzata in vini italiani basata ad Hong Kong, uno degli hub mondiali del mercato dei fine wines, e unico italiano interpellato dalla ricerca di Wine Lister, che ha indagato il sentiment di oltre 50 “founding members”, tutti, specializzati nel segmento dei grandi vini del mondo.
“È ovvio che il vino italiano sta seguendo un suo percorso diverso da quello francese. Se in Francia ci sono pochi grandissimi vini che hanno quotazioni irraggiungibili da tutti, anche da altri francesi, con differenze di prezzo clamorose, l’Italia si muove più di insieme in questo senso. E se, per esempio, il Barolo Monfortino di Conterno è davanti a tutti come quotazioni, non ci sono forbici clamorose con etichette come Sassicaia, Masseto, Tignanello o altri, come ci sono magari tra Romanee Conti e altri di Borgogna. E l’Italia ha molta più varietà, e, in questo momento, come ho già detto altre volte, oltre che sul Piemonte io punterei molto sui grandi vini di Toscana a base di Sangiovese (dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, ndr), che stanno crescendo tantissimo”.
Ma la crescita del vino italiano nel segmento dei fine wine, si vede anche da altri fattori, continua Romani: “10 anni fa Hong Kong ha tolto i dazi sul vino. Da allora, tra Hong Kong e la Cina, abbiamo visto crescere e poi esplodere la bolla di Bordeaux, poi l’accelerazione e la frenata della Borgogna. Quella dell’Italia, invece, è stata una crescita costante, oggi se ne vedono i frutti. E di quanto la considerazione per il grandi vini del Belpaese sia cresciuta, ce lo dice anche, per esempio, che, nelle tante cene che qui da Honk Kong organizziamo insieme ai Cavalieri de Tartufo di Alba, dedicate all’Italia ovviamente, c’è sempre il tutto esaurito, e ormai è abituale la presenza dei rappresentanti della altre case d’asta internazionali, che prima non c’erano. È un aspetto importante, soprattutto in questo periodo, per le cantine italiane, visto che con l’alta ristorazione in difficoltà in Italia ed in gran parte del mondo (mentre l’Asia sta ripartendo, ndr), le aste, che sono in crescita, diventano un mercato ancora più importante per i grandi vini italiani. Tanto che, dopo il successo dell’asta del 25 ottobre (che vi abbiamo già raccontato qui) e della Gala Dinner all’Hong Kong Museum of Art per celebrare la collaborazione con gli Uffizi, stiamo già lavorando al prossimo catalogo, come sempre focalizzato sui grandi vini d’Italia, che non sono secondi a nessuno”.

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