Con il mercato del vino in grande difficoltà, anche il segmento dei fine wines, che fino a qualche anno fa sembrava immune alle crisi, ha sofferto. E per la maggioranza degli addetti ai lavori, la ripresa si farà attendere almeno fino al 2027. Tra i territori italiani più sugli scudi, si fanno largo il Piemonte, baluardo della classicità, e la Sicilia, ormai non più regione emergente, ma realtà sempre più spesso sotto i riflettori. Sono le indicazioni di “Wine Lister Leagues” 2024, sondaggio tra oltre 50 big player del mercato del vino di alta gamma, realizzato da Wine Lister, il portale specializzato in vini da collezione ed investimento del gruppo “Le Figaro”.
Ebbene, secondo il sondaggio, il mercato dei fine wines tornerà a crescere nel 2025 solo per il 25% degli addetti ai lavori. Il 26% siINV aspetta un ritorno in positivo nel 2026, ma la maggior parte, il 49%, indica come orizzonte reale dal 2027 in poi. Con delle differenze nette, però, tra categorie: il 67% degli operatori delle case d’asta pensano ad una crescita già nel 2025, mentre il gruppo più nutrito di retailer e importatori del mondo (con percentuali del 46% e del 47%) indica il 2026, così come il 67% degli operatori del sistema della “Place de Bordeaux”.
Ma differenze di sentiment importanti ci sono anche tra zone del mondo. In Europa, il 51% indica come anno di ripresa il 2026, contro il 27% che punta già al 2025 ed il 22% al 2027. In America, 2025 e 2026 sono indicati dal 40% ognuno, mentre il 20% pensa al 2027. Più pessimistiche le previsioni degli operatori in Asia: nessuno pensa alla crescita nel 2025, con il 43% che indica il 2026, e ben il 57% il 2027 ed oltre. Per aiutare a stimolare il mercato, secondo gli operatori, servirebbero prezzi più bassi “ex cellar” (come peraltro si è verificato in maniera nettissima nell’ultima en primeur di Bordeaux), ma anche la ripresa dei mercati asiatici, tassi di interesse più bassi, ed una maggior stabilità politica.
Guardando ai territori previsti in crescita nei prossimi cinque anni, nonostante le difficoltà di questi ultimi anni, un po’ a sorpresa, Bordeaux è il territorio più indicato, seguito, dalla Loira, dal Piemonte, dalla Borgogna e dal Beaujolais, mentre qualcuno punta gli occhi anche, tra gli altri, su Champagne e Sicilia. Ancora, tra le cantine da tenere sott’occhio, secondo “Wine Lister”, per il Belpaese ci sono una realtà di prestigio del Chianti Classico, come Isole e Olena, di recente entrata sotto l’egida del Gruppo Epi della famiglia Descours, che possiede anche Biondi-Santi, “culla” del Brunello di Montalcino, oltre che, tra gli altri, lo Champagne Charles Heidsieck, ma anche la maggioranza di Folio Fine Wine Partners, nome storico della distribuzione di vino in Usa, fondato dalla famiglia Mondavi. Ma anche Chiara Condello, piccola e giovane realtà guidata dalla stessa produttrice Chiara Condello, in Emilia-Romagna. Mentre tra le “gemme nascoste”, il trade, interrogato da “Wine Lister”, indica, per l’Italia, la Tenuta Sette Ponti, tra le più celebri cantine del Val d’Arno di Sopra e non solo, della famiglia Moretti Cuseri.
Indicazioni e spunti, tra gli altri, tutti da verificare, nel prossimo futuro, in un mondo che cambia in maniera sempre più veloce e repentina, anche guardando al solo settore del vino.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024