Apprezzamento per la tempistica dei ristori ma anche un appello per incrementare i fondi a disposizione ritenuti al momento insufficienti. Con le nuove misure restrittive che bloccano, a vari livelli e con differenze da una zona all’altra, le attività di bar e ristoranti, costretti ad aggrapparsi (chi decide di farlo) all’asporto per salvare il salvabile, Fipe/Confcommercio fa un primo punto della situazione sottolineando che il settore avrà bisogno di uno sforzo ulteriore, a livello di aiuti economici, per non soffocare.
“Apprezziamo la velocità con cui sono arrivati i primi accrediti ma purtroppo con l’accentuarsi della seconda ondata epidemiologica le risorse stanziate dal decreto ristori bis non sono sufficienti a supportare i pubblici esercizi costretti a interrompere nuovamente l’attività dopo l’ulteriore stretta. Questo nonostante il testo preveda un incremento del 50% per le imprese delle zone con maggiori restrizioni, rispetto a quanto predisposto per il precedente decreto ristori”.
Le attività sono in difficoltà ed i conti secondo il giudizio di Fipe/Confcommercio, che comunque riconosce lo sforzo fatto dal Governo, non tornano. “La catastrofe che ha colpito il nostro settore avrebbe purtroppo bisogno di cifre diverse. Basti pensare che le risorse stanziate ad oggi solo per i ristori per i mesi di lockdown e il mese di novembre, dal Dl Rilancio e dai Dl Ristori e Ristori bis messi insieme, esclusi gli interventi sugli ammortizzatori sociali, arrivano a poco più di 1,6 miliardi di euro. Una cifra importante ma che non riesce a coprire i costi sostenuti dalle aziende nel periodo in questione (affitti, utenze, tfr, servizi, ecc.) che da soli si attestano a 2,4 miliardi”.
Il risultato per Fipe/Confcommercio è che “gli sforzi fatti dal Governo, seppur apprezzabili per le intenzioni, non sono sufficienti a sostenere un comparto in profondissima crisi che non riesce a vedere alcuna luce in fondo al tunnel. Ricordiamo che solo per effetto delle ultime restrizioni che vedranno la chiusura forzata dei pubblici esercizi per il prossimo mese nelle regioni rosse e arancioni (il 38% del totale nazionale) andranno in fumo ancora tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro. Confidiamo nella prossima legge di bilancio per scelte ancor più coraggiose per salvare quante più imprese e posti di lavoro possibili”.
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