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CORONAVIRUS

Fipe: “è il momento della responsabilità, ma le misure sono devastanti per ristoranti e bar”

In tre mesi perdite stimante in 4 miliardi di euro. “La priorità è la salute pubblica, ma serve un piano economico straordinario”
CIBO, FIPE, RISTORANTI, Non Solo Vino
Fipe: è il momento della responsabilità, ma le misure sono devastanti per ristoranti e bar

L’Italia, o almeno una buona parte, sta capendo che nell’emergenza Coronavirus, la priorità è la sanità, ed il contenimento dell’epidemia. Ma di certo, si deve pensare anche al dopo, e alla ripartenza dell’economia, che passa anche dal sostegno alle imprese che, in tanti settori, stanno subendo, gioco forza, danni e perdite importanti.
Primo fra tutti quello della ristorazione, ovviamente, su cui pesano gli effetti diretti ed indiretti delle tante misure restrittive emanate in questi giorni dal Governo, comprese quelle introdotte nel Decreto di ieri, 8 marzo, che nelle zone considerate più a rischio - ovvero tutta la Lombardia, oltre alle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova - consentono le attività di bar e ristorazione solo dalle 6 alle 18. Quindi, in sostanza, sto alla fascia che è quella di aperitivo e cena, ovvero due delle maggiori fonti di introito dei locali pubblici italiani. Che, ovunque, hanno già dovuto ridurre il numero di coperti, per adeguarsi alle norme che prevedono la distanza minima di un metro tra persona e persona. Misure dovute, “ed è il momento della responsabilità di tutti, ma sono misure devastanti per il settore”, sottolinea il presidente della Fipe Lino Enrico Stoppani.
“È un dovere per la tutela della salute pubblica, prima ancora che delle stesse attività economiche, far presente che alcune disposizioni appaiono incoerenti e altre risultano di difficile applicazione, come la regola che riversa sulle imprese l’onere di tenere i clienti alla distanza di un metro. Fipe riceve oggi centinaia di telefonate e appelli che chiedono la chiusura temporanea delle attività di Pubblico Esercizio, nella comprensibile preoccupazione - da imprenditori e da cittadini - per la salute di clienti, dei propri dipendenti e delle relative famiglie, come reazione alla difficoltà di gestione delle attuali disposizioni e nella speranza che questo sacrificio possa almeno servire ad accelerare il ripristino della normalità. Comprensione e solidarietà - aggiunge Stoppani - vanno a tutti gli imprenditori che in questo momento sono messi di fronte a scelte dolorose e difficili, un ringraziamento non di forma va rivolto a coloro che stanno cercando con senso civico di fare la propria parte a servizio della salute e della capacità di ripresa del territorio. È una situazione drammatica per migliaia e migliaia di imprenditori e lavoratori, che insieme alla Presidenza della Federazione, riunitasi oggi in seduta permanente, chiede con forza un “Piano economico straordinario”, da approvarsi con risorse ingenti subito, già con il Decreto Legge in approvazione la settimana prossima. Vanno estese le misure previste per le zone chiuse a tutto il territorio nazionale, aprire la cassa in deroga per almeno 6 mesi a tutte le imprese di tutte le Regioni, far slittare tutte le scadenze fiscali a fine anno, fermare gli sfratti per morosità, individuare un meccanismo di credito di imposta che sostenga, almeno parzialmente, le perdite documentabili delle imprese. Ci sarà modo per riflettere e discutere su quanto è accaduto, soprattutto nelle ultime ore, ma questo è il momento della responsabilità e dello stare uniti come cittadini e come imprenditori”.
Sotto una pressione grandissima, sottolinea la Fipe, ci sono 300.000 imprese ed un milione di lavoratori del settore che, “come purtroppo molti altri della nostra economia, sono messi in grave crisi da una situazione preoccupante affrontata con provvedimenti che non hanno precedenti nella storia repubblicana. Le perdite stanno mettendo in ginocchio intere categorie e il mondo dei Pubblici Esercizi risulta particolarmente colpito da una gestione altalenante delle disposizioni che li riguardano direttamente e da una comunicazione che ha contribuito a generare confusione, incertezza e panico. Gli imprenditori che Fipe Confcommercio rappresenta - quelli delle zone chiuse come quelli di tutta Italia - rispetteranno i provvedimenti annunciati nella notte dal Governo e in tanti si stanno impegnando in queste ore per garantire vivibilità e servizio alle comunità in cui operano, ben consapevoli del ruolo sociale svolto e dei rischi sanitari in cui incorrono”.
Ma il conto, in ogni caso, è già ingente. Secondo la Fipe, si perdono 50 milioni di euro ogni giorno, e per più del 70% degli imprenditori, ritiene che la crisi durerà ancora a lungo, con un peggioramento nei prossimi due mesi con forti diminuzioni del fatturato, con punte fino all’80%. Una prima stima calcola in 4 miliardi di euro le perdite di fatturato del settore in tre mesi, che valgono circa 1,5 miliardi di euro in termini di valore aggiunto. Crollo della mobilità e della socialità sono il combinato disposto che sta compromettendo, su tutto il territorio nazionale, la sopravvivenza di molte imprese, a cui si contrappone sino ad oggi la mancanza di provvedimenti utili per accompagnare la gravità del momento.

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