FIPE (PUBBLICI ESERCIZI) VS ADUC (CONSUMATORI): LA CRISI IN UN PIATTO DI PASTA ... CALCOLI IN TEMPO DI CRISI!

“È improponibile concettualmente confrontare il costo di un piatto di pasta cucinato in casa con quello consumato al ristorante. Lo è ancora di più se nel prendere in esame le voci si omettono quelle più importanti conosciute da tutti, anche dalle casalinghe. E si può addirittura dimostrare che il piatto di pasta costa di più a casa che al ristorante. Ecco un esempio pratico: per comperare la pasta al supermercato dobbiamo spendere i soldi della benzina per andarci, poi il tempo (che è sempre denaro) per fare la spesa, poi quelli per il gas, l’elettricità, l’acqua, il sale e per il condimento. Vanno aggiunti altri soldi per l’illuminazione quando mangiamo, affitto, riscaldamento (o aria condizionata). Se poi vogliamo essere serviti a tavola dobbiamo pagare la cameriera, spendere soldi per lavare i piatti e chi più ne ha, più ne metta”. È il commento di Edi Sommariva, direttore generale Fipe alla nota di Aduc (Consumatori), con cui si tenta maldestramente di addossare le colpe della crisi economica solo ai ristoratori.

“La crisi dei consumi - prosegue Sommariva - è colpa della perdita del potere d’acquisto dei lavoratori. La risposta dei cittadini che non vanno più a mangiare fuori è molto chiara: “ho meno soldi”. Da anni cerchiamo il dialogo con le associazioni dei consumatori e proponiamo loro di rivendicare assieme una politica economica volta allo sviluppo e alla riduzione dei prezzi davvero troppo alti che sono quelli dell’energia, delle banche, delle assicurazioni e del mercato immobiliare sia per le locazioni che per le vendite. Magari riuscissimo a risolvere la crisi italiana abbassando il prezzo di un piatto di pasta soltanto”.