Tra una crisi politica e l’altra, in Italia il punto fermo nazionale rimane il patrimonio enogastronomico. Cambiano le agende di Governo, ma la voce delle Organizzazioni delle Imprese rimane sempre la stessa: la ristorazione deve diventare colonna portante del tessuto economico e soprattutto sociale del Belpaese. Per dirla con il lessico della politica attuale, la cultura gastronimica italiana, per associazioni come Fipe, deve diventare parte integrante del Nuovo Umanesimo.
Un desiderio espresso direttamente nella parole del presidente Fipe, Lino Stoppani: “il Governo Conte ha l’opportunità di fare ciò che nessun altro Governo ha avuto il coraggio di fare prima d’ora: valorizzare un’eccellenza italiana che ci rende famosi in tutto il mondo. Mi riferisco alla ristorazione, coccolata a parole da tutti, celebrata dai media e spettacolarizzata all’inverosimile, ma allo stesso tempo mortificata da regole inique, rispetto a quelle di altri settori. Mi auguro che il nuovo umanesimo, immaginato dal Presidente del Consiglio, fondi le sue basi sul lavoro di qualità che il mondo della ristorazione garantisce da sempre”.
Fipe aveva già raccolto i dati delle criticità riguardanti il settore ristorazione, nel documento “Per non mangiarci il futuro”, presentato al Governo precedente. L’augurio del presidente Stoppani è quello, dunque, come spiega a WineNews, di continuare il dialogo con le istituzioni. L’obbiettivo è la valorizzazione della la ristorazione tenendo conto che si tratta di un settore organicistico in grado di valorizzare il brand made in Italy passando da una filiera che spazia dall’agroalimentare al turismo, alla cultura.
“La ristorazione ha un doppio ruolo nei confronti del vino. Un ruolo sociale, di prevenzione dai danni sociali del bere senza moderazione, con l’azione virtuosa del ristoratore; ruolo che è osteggiato dalle opportunità di vendita di alcool incontrollate. L’altro è, invece, un ruolo commerciale, nel quale risiede anche il compito per il ristoratore di raccontare il vino e, quindi, creare cultura. In un settore, quello del commercio del vino, diviso a metà tra le aziende storiche e già affermate e la “new generation” di produttori che devono trovare la propria fetta di mercato e che nel ristorante possono cogliere un’occasione di valorizzazione del proprio prodotto”.
Fipe, quindi, si auspica l’apertura di un tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico per affrontare i temi cruciali per il settore che vede coinvolte 300.000 imprese, per un fatturato complessivo di 85 miliardi di euro e che dà lavoro ad 1 milione di persone.
Le priorità di Fipe sono tre: la definizione di regole applicabili a tutti gli operatori della ristorazione, la revisione del sistema dei buoni pasto, con l’abbandono delle gare al massimo ribasso per i servizi nella pubblica amministrazione e l’introduzione dei voucher, così come già avvenuto in agricoltura.
Dunque,. ristoranti pronti ad assumersi responsabilità e ruoli di valore nel circuito e nel tessuto economico del paese, ma questo non basta. Il nuovo Umanesimo Enogastronomico, in sinergia con quello auspicato dal premier Giuseppe Conte, passa anche dai temi legati alla tutela dell’ambiente. Continua il presidente Stoppani: “Bisogna contrastare l’abuso di diserbanti nelle coltivazioni, facendo di questo tema un punto di politica sindacale”.
Ma ci sono anche questioni “pratiche” da affrontare, dall’eterno problema della burocrazia nel suo complesso, al peso di tasse e imposte. Tra tutte, sottolinea la Fipe, la Tari, la tassa sui rifiuti. Un carico fiscale che, negli ultimi 3 anni, ha visto un aumento del 5,2% per i ristoranti e del 3,7% per i bar e i caffè. Secondo dati raccolti da Confcommercio il costo tariffario medio nazionale per i ristoranti è di 20,5 euro al metro quadro, e per bar e caffè di 16,10 euro. “Una buona raccolta differenziata dei rifiuti, lo sappiamo bene, è un passo fondamentale e basilare - commenta Roberto Calugi, dg Fipe - per la salvaguardia delle nostre città e dell’ambiente. Ne siamo consapevoli e convinti tanto che Fipe sta dando il proprio attivo contributo a molte iniziative in questo senso. Tutto questo però non può tradursi in un macigno per le nostre imprese che vedono erose dalla Tari risorse che sarebbe necessario investire nello sviluppo delle attività e in nuova occupazione. La nostra categoria sarebbe disposta, ad esempio, a ragionare intorno a una tassazione decrescente che premi il livello di differenziata realizzata dalla singola impresa”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024