“A bad day in Florida is still better than a good day anywhere else”, ovvero “una brutta giornata in Florida è comunque meglio di una bella giornata da qualunque altra parte”. Adagio americano che descrive, in qualche modo, la reputazione di uno degli Stati Uniti che, per il vino italiano, può dare ancora grandi soddisfazioni: si tratta di una delle aree in rapida crescita degli States, non solo in termini di popolazione, ma anche di consumo di vino. La sola area metropolitana di Miami, città vivacissima, meta turistica importante e crocevia culturale, conta 6 milioni di persone. La Florida è il secondo Stato degli Usa per consumo di vino, con 305,5 milioni di litri, ma il consumo pro capite - 2,12 litri per persona all’anno, all’undicesimo posto negli States - ha ampi margini di crescita. A raccontare dettagliatamente lo spaccato dello Stato più assolato degli Usa, a “Wine2Wine”, Erin DeMara, professionista del vino e della ristorazione da 29 anni, che lavora nel 1821 Fine Wine & Spirits, importatore specializzato sull’Italia in Florida.
“I ristoranti sono una forza trainante nell’economia della Florida - ha spiegato Erin DeMara - il business della ristorazione vale 69,4 miliardi di dollari. Crea migliaia di posti di lavoro, sostiene la crescita professionale e ha un ruolo vitale nell’economia dello Stato”. Qualche numero ne illustra meglio delle parole il peso. I locali per mangiare e bere sono più di 47.000, con oltre un milione di lavoratori addetti - per la precisione 1.032.400 - pari all’11% dell’occupazione, e sono stimati in crescita del 17,7% entro il 2030. Importante la presenza di ristoranti italiani (2.322), di quelli specializzati in pesce (2.554) e carne (1.115) e una misura della loro qualità è data dalla numerosità di quelli eccellenti: 19 vantano stelle Michelin e 271 sono stati premiati da “Wine Spectator”, per la loro carta dei vini. Importanti anche i numeri relativi a vini e liquori, con 2.124 negozi, 50 distributori (5 dei primi 10 negli Stati Uniti), 494 distributori di bevande e 2.317 importatori registrati.E questa ipertrofia della ristorazione si spiega con uno degli stereotipi che riguardano questo Stato: il “Sunshine State” è meta di molti pensionati che vi si trasferiscono per il clima e per gli sgravi fiscali. Una categoria che ama mangiare fuori casa e consumare vino. Addirittura i consumi sono soggetti a oscillazioni stagionali in funzione della presenza o meno di un buon numero di questi che provengono da New Yok e da altre grandi città, che, pur risiedendo in Florida, fanno una sorta di pendolarismo con i luoghi di origine.
“Da interviste da me realizzate - ha continuato Erin DeMar - sono emerse interessanti tendenze. Negli esercizi italiani le vendite di vino del Belpaese crescono dell’8% su base annua. La Toscana domina le vendite dei rossi, ma crescono i bianchi, in particolare Falanghina e Vermentino e, di recente, sono entrate tre nuove etichette di Grillo. I clienti sono disposti a provare nuovi bianchi intorno a 15 dollari, invece, che continuare a comprare altro Pinot Grigio. Per importatori e distributori per l’Italia, le vendite sono aumentate del 25% su base annua. Pinot Grigio, Chianti e Prosecco sono i best-seller, insieme al Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, che, come altri vini dolci, va bene nella Florida centrale e settentrionale. Il forte crescita nelle vendite Vermentino e Grillo, mentre sono in calo Montepulciano e Pecorino. Per i vini di Sicilia e Sardegna, la domanda è in aumento. Il punto, però, è rendere i vini italiani disponibili. Servizi televisivi, articoli ... dedicati all’Italia e viaggi nel vostro Paese, in cima alle destinazioni insieme alla Francia, influenzano grandemente la domanda di vino italiano. L’Italia è una meta romantica ed aspirazionale e quando i turisti rientrano a casa la vogliono ritrovare anche nel vino”.
Anche in questo caso i numeri sostanziano le affermazioni. Nell’estate 2023 (sulla 2022) i viaggi degli americani in Europa sono aumentati del 55%, dopo una crescita del 600% dal 2021 al 2022. L’equivalente in valore nel 2019 è stato di 6 miliardi di euro per 6,1 milioni di americani e, nel terzo trimestre 2022, di 2,1 miliardi di euro per 4,4 milioni. “L’Italia - ha sottolineato DeMar - è la destinazione numero 1 per gli “Empty Nesters” (i genitori rimasti soli dopo che i figli sono andati via da casa, ndr) con elevata capacità di spesa”.
Tuttavia sono diversi ostacoli che il vino deve superare per crescere in Florida. “Oltre ad essere difficile entrare nel sistema di importazione Usa - ha spiegato l’esperto americano - bisogna trovare interlocutori adeguati alla propria dimensione aziendale. Gli operatori non acquistano vini non conosciuti, cioè si vende solo vino noto, e quindi l’Italia è sotto rappresentata in Florida. In questo Stato servono azioni di promozione e marketing più incisive e prolungate per ottenere buoni risultati e devono coinvolgere anche i giovani. I viaggi dei produttori negli Usa con tappe singole nei diversi Stati sono poco efficaci. Per “attecchire” in Florida consiglio di dedicarsi ad azioni di promozione in tutte le città importanti. La Florida è molto più che Topolino e Miami Beach. Le culture, i dati demografici e i mercati sono tanto vari quanto molto distanti tra loro: si va dalla metropoli di influenza latina di Miami ad Orlando e Disney World, nel cuore dello Stato, alla Riviera del Panhandle, che segue persino un diverso fuso orario”. “Un business di successo in Florida richiede - ha concluso Erin DeMara - la corretta combinazione di prodotto, prezzo e rappresentazione. Esistono molteplici canali di opportunità per grandi e piccoli produttori e dedicando tempo e attenzione è possibile ottenere un ritorno sugli investimenti”.
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