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Fonte Ansa - “L’Italia ha smesso di farlo, ma deve continuare a sognare. Abbiamo una storia e potenzialità incredibili, nel mondo ci adorano”: parole, da Washington, dello chef n. 1 al mondo Massimo Bottura. Per Trump? “Cheeseburger col parmigiano”

Non Solo Vino
Massimo Bottura

“L’Italia ha smesso di farlo, ma deve continuare a sognare perché abbiamo una storia e delle potenzialità incredibili, nel mondo ci adorano tutti”: Massimo Bottura, incoronato quest’ anno come chef numero uno al mondo con la sua Osteria Francescana a Modena, sprona il nostro Paese dall’America, dove è sbarcato per lanciare a Washington la prima “Settimana della Cucina Italiana nel mondo”. Un progetto sulla scia dell’Expo di Milano, lanciato dalla Ministero dell’Agricoltura per promuovere e valorizzare le eccellenze dell’agroalimentare italiano e la cucina del Belpaese. Fitto e vario il calendario delle iniziative nella capitale americana, inaugurato ieri sera da una cena a Villa Firenze, residenza dell’Ambasciatore Armando Verricchio. Un “luogo magico” che ha ispirato a Bottura un menu legato alla sua terra d’origine, l’Emilia Romagna, e alla sua cultura, che spazia ampiamente nel mondo: un antipasto da working class a base di anguilla su un fondo di lenticchie, un risotto cacio e pepe con riso vialone nano, insaporito da aceto balsamico invecchiato 50 anni, la famosa parte croccante della lasagna, “per condividere l’emozione di un bambino che ruba la parte migliore della teglia fumante”, e un filetto di manzo in crosta di erbe aromatiche “con contorni trasformati in colori masticabili del mio artista preferito, Damien Hirst”.
Sì perché per Bottura la cucina è “comprimere in bocconi masticabili le mie passioni, che sono l’arte, la musica, la cultura” stando “seduto sopra secoli di storia filtrati da una mente contemporanea” e “proiettando la tradizione nel futuro senza rimpianti nostalgici” spiega all’Ansa. Ecco che dietro ad ogni piatto c’é uno “storytelling: non è solo un buon cibo ma qualcosa di più, che ha un valore culturale”. Ed è proprio la cultura, a suo avviso, che “fa la differenza tra un buon ristorante e la sua Osteria Francescana. La mia osteria è come una bottega rinascimentale, dove si fa formazione per ragazzi che arrivano da tutto il mondo, siamo un volano per il turismo, che a Modena è decuplicato, facciamo cultura perché siamo un laboratorio di idee, siamo traino per l’agricoltura e ora anche per il sociale con vari progetti nel mondo a favore degli emarginati’’, elenca”. Insieme alla “forza motivazionale della cultura” ci mette anche quella della provincia italiana: “ti mantiene sempre con i piedi per terra, l’importante è saper uscire dalla provincia ed esporsi nel mondo, contaminarsi viaggiando. La provincia è il quotidiano, il sogno è il non perdersi nel quotidiano”.

Anche l’Italia “deve ricominciare a sognare, senza perdersi nel particolare e credendo nella sua storia, nei suoi mezzi”. Nel suo piccolo, la prima settimana della cucina italiana nel mondo va in questa direzione: “noi siamo qui a Washington perché il governo ha creduto in questo progetto, riconoscendo nella cucina e nell’agroalimentare un veicolo per promuovere l’Italia nel mondo”, sottolinea il re degli chef.
“È un privilegio e un onore avere qui Bottura come testimonial di una iniziativa che vuole essere una vetrina di quello che può offrire il nostro Paese nel settore”, gli ha reso omaggio l’ambasciatore Verricchio. Gli ha fatto eco Stefano Bonaccini, nel duplice ruolo di governatore dell’Emilia Romagna e di presidente della Conferenza delle Regioni, che ha definito lo chef “il miglior ambasciatore nel mondo della cucina italiana e dell’Emilia Romagna, prima regione in Europa per numero di prodotti la cui origine e denominazione protetta vengono certificate dalla Ue”.
Fonte: Ansa - Autore: Claudio Salvalaggio

Focus - Chef Bottura da Washington: “Trump? Per lui farei un cheeseburger col parmigiano”

Un cheeseburger col parmigiano: è il piatto che Massimo Bottura, chef italiano n. 1 al mondo, preparerebbe al neo presidente Usa Donald Trump, noto amante del fast food. “Gli farei l’hamburger emiliano, con carne di manzo e macinato di cotechino, e lo trasformerei in cheeseburger col parmigiano reggiano, usando come salse una maionese all’aceto balsamico tradizionale e una salsa verde acida, per avere la combinazione perfetta tra dolce e amaro”. Lo ha detto, all’Agenzia Ansa, il patron dell’Osteria Francescana,
a margine della presentazione della cena che ieri sera, a Villa Firenze, residenza dell’Ambasciatore italiano a Washington, ha inaugurato in America la prima “Settimana della cucina italiana nel mondo”. Negli Usa come ambasciatore dell’italian food, Bottura evita i toni polemici ma non nasconde la sua preoccupazione per “un mondo che sta cambiando”, in Europa come negli Usa. “È una questione culturale, bisogna ripartire da li”, si limita a dire.

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