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Fonte Ansa - Una poliammina per la salute del cuore: la spermidina, sostanza presente in molti cibi di uso comune, proteggerebbe dall’insorgenza di patologie cardiovascolari. A dirlo uno studio franco-austriaco pubblicato su “Nature Medicine”

Vita più lunga, minori rischi cardiovascolari e pressione più bassa: sono questi, secondo una ricerca condotta da Guido Kroemer della Equipe 11 Labellisée Ligue Contre le Cancer di Parigi, insieme a colleghi dell’università austriaca di Graz (e appena pubblicata sulla rivista “Nature Medicine”), i benefici della spermidina, sostanza presente in molti cibi - come legumi, formaggi stagionati e cereali integrali - i cui effetti sono stati riscontrati sia su cavie animali che su un campione di 800 persone (www.nature.com/nm/).
Lo studio franco-austriaco sulla poliammina, oltre che sulle tradizionali cavie di laboratorio, è stato infatti esteso anche a una coorte di individui del comune italiano di Brunico, e in entrambi i casi il consumo di cibi ricchi di spermidina è risultato associato a un minor rischio di patologie cardiovascolari e di pressione alta. Certo, la spermidina non è nuova agli scienziati che si occupano di sostanze benefiche per l’organismo umano: anche in precedenti studi, condotti però su animali dalla fisiologia e anatomia decisamente più “semplici”, la molecola aveva dimostrato i suoi effetti sulla longevità. Resta il fatto, però, che i risultati dello studio non sembrano lasciare adito a molti dubbi in termine di correlazione positiva, dato che aggiungendo spermidina all’acqua delle cavie, e iniziando tale integrazione dietetica quando i topi erano già corrispondenti a esseri umani di 45-50 anni di età, gli scienziati hanno verificato nelle cavie una vita più lunga, effetti cardioprotettivi e anche una migliore funzionalità del cuore dei soggetti più anziani.
Invece, per gli 800 abitanti di Brunico coinvolti nello studio, gli esperti hanno stimato la quantità di spermidina nella loro dieta, e conseguentemente riscontrato il fatto che a consumi più elevati di questo nutriente corrisponde un minor rischio di insufficienza cardiaca e di altre malattie cardiovascolari, e un minor rischio di pressione alta, specialmente tra i maschi.
Secondo gli autori dello studio, in conclusione, ci sono tutti i presupposti per allestire studi clinici più rigorosi per studiare l’azione di questo composto.

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